Roberto Maroni e la sua band, Gegè Rossi: "Suonava in chiesa, così finì alle tastiere"

Gira un aneddoto: una notte di vent’anni fa, dopo un concerto dei Distretto 51, Maroni si sarebbe messo a suonare ai campanelli dei palazzi

Gira un aneddoto su Roberto Maroni: che una notte di vent’anni fa, quando non aveva ancora cinquant’anni ed era già ministro del Lavoro, dopo un concerto dei Distretto 51 a Torino, lungo un vialone sabaudo non avesse resistito ai campanelli dei palazzi, lucidi d’ottone, e si fosse messo a suonarli tutti. Il Giorno non ha conferme sull’episodio, ma le ha sul fatto che quel Roberto Maroni lì, anzi "Bobo", l’hanno conosciuto davvero in pochi. Persino Giuseppe Rossi detto Gegè, direttore dell’Asst di Cremona ma intervistato in quanto chitarrista nei Distretto 51, la band soul di Varese di cui Maroni era il tastierista, osserva che l’amico "coi suoi ex compagni di scuola aveva un rapporto molto diverso da quello che aveva con tutto il resto del mondo. Neanche noi dei Distretto eravamo così intimi". Del gruppo stretto han fatto parte il giornalista Elio Girompini e Massimo Malerba, portato via da un tumore molti anni fa. Rossi appartiene al cerchio appena più allargato della band: "Suoniamo insieme da quarant’anni. Io alla chitarra e lui all’organo Hammond".

La fisarmonica?

"In una canzone, “Come una bugia”, che è registrata alla Siae a nome suo e di Girompini. Suonavamo ancora, c’è stato un concerto a luglio, ma io non c’ero e penso neanche lui. L’anno venturo avremmo fatto il quarantesimo: il nostro primo concerto è stato nel 1983".

Come vi siete conosciuti?

"Ci serviva un tastierista, e Girompini, compagno di classe del Bobo, lo propose: “Suona l’organo in chiesa“. Era il 1981".

Una band trasgressiva?

"Non direi, venivamo dall’associazionismo cattolico".

Maroni appariva come una persona riservata.

"Sicuramente non sono tanti quelli che l’hanno conosciuto profondamente".

Quando vi siete visti l’ultima volta?

"Da tempo non lo vedevo, ma eravamo in contatto. La malattia ha cambiato tutto".

Come sarà ricordato?

"Era una persona alla quale volevano tutti bene. Nonostante la riservatezza, risultava “vicino” a chiunque. Ricordo una sera a Palermo, provavamo e decise di uscire a piedi, in centro. Era quasi l’una di notte, e lui era ministro dell’Interno. Siamo entrati in un locale, ha chiacchierato con chi si avvicinava, in maniera assolutamente tranquilla. La sua presenza non era mai imposta; era una presenza affettiva".

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