Milano - Giulia Pastorella, 38 anni, deputata di Azione e consigliera comunale milanese dei Riformisti, perché si candida come nuova segretaria nazionale del partito? Cosa non funziona nella leadership di Carlo Calenda?
“La mia candidatura nasce in vista del congresso in programma tra marzo e aprile 2025. Un confronto democratico per proporre visioni anche alternative su tre fronti: la direzione e il collocamento politico di Azione; la sua organizzazione e gestione interna; i temi da trattare in maniera prioritaria. Su questi tre fronti è necessaria una riflessione per far crescere il consenso del partito”.
Quale dovrebbe essere la direzione politica?
“Dobbiamo restare nell’area liberaldemocratica e contribuire alla costruzione di un soggetto unitario. Il fermento che c’è in quest’area politica va bene ma non deve essere caratterizzato solo dalla frammentazione. Deve diventare un fermento costruttivo, non dispersivo”.
E l’organizzazione interna?
“Serve un grande sforzo per un maggior coinvolgimento dei territori e un minor centralismo. Azione è cresciuta molto rapidamente nelle varie zone del Paese ma non ha saputo gestire questo radicamento e questa crescita. Bisogna togliere il partito dalla logica del romanocentrismo. Io, non a caso, sono milanese”.
Quali devono essere i temi prioritari dell’azione politica?
“Per ora siamo stati un po’ pavidi sui diritti civili e sul fine vita. Temi su cui dobbiamo prendere posizioni molto più nette”.
In vista delle prossime Politiche, quale posizionamento dovrebbe tenere Azione? Alle elezioni del 2022 il Terzo polo si è presentato da solo. In seguito Calenda si è sempre detto contrario all’ingresso di Azione in un campo largo con Pd e M5S o a un’alleanza con il centrodestra. Condivide?
“Sono assolutamente d’accordo sul non far aderire Azione al campo largo e tantomeno a farla diventare una stampella della destra. Il mio approccio è di lavorare a un allargamento alle altre forze liberaldemocratiche”.
Intanto Carlo Cottarelli e Luigi Marattin stanno lanciando proprio da Milano il percorso costituente verso un nuovo partito liberaldemocratico.
“Spero che non sia la nascita di un competitor di Azione ma di un compagno con cui poter lavorare insieme per cercare di creare un soggetto unitario. Così come auspico che ci si possa ritrovare con compagni persi per strada come quelli di +Europa, che penso non stia comoda nel campo largo. Il loro congresso dovrebbe essere a febbraio: mi auguro che sia l’occasione per rivedere il loro posizionamento e di tornare alle origini liberaldemocratiche”.
Non ha ancora citato Italia Viva di Matteo Renzi...
“Non li ho citati per un motivo molto semplice: l’impressione è che l’ala liberaldemocratica di Iv stia uscendo dal partito e stia seguendo Marattin”.
Il suo obiettivo finale è ricomporre il Terzo polo che nel 2022 c’era e poi si è frantumato?
“Sì, è stato un peccato quanto è successo dopo il 2022. Alle Politiche eravamo riusciti a fare una cosa poche volte accaduta in Italia: avere un risultato corposo per un centro liberaldemocratico. Un’area politica che ancora c’è, ma che alla ultime Europee era divisa in due. Bisogna rilanciare il progetto liberaldemocratico unitario. Credo che Azione debba essere il fulcro di questa operazione. Ma non solo Azione. L’obiettivo? Far pesare quest’area politica alle prossime Politiche ed essere l’ago della bilancia per la formazione del futuro governo”.
Liberaldemocratica si definisce anche Forza Italia. Ci può essere un dialogo anche con il partito di Antonio Tajani?
“Finché FI è alleata con Fratelli d’Italia e con la Lega, si autoesclude da sola da qualunque dialogo con le forze liberaldemocratiche”.
Qual è il suo giudizio sul Governo Meloni?
“Il giudizio è negativo. Dopo una fase in cui l’esecutivo ha beneficiato di alcune riforme avviate dal Governo Draghi, con l’ultima manovra è tornato ai vecchi meccanismi: mancette e provvedimenti spot. Il giudizio è negativo non perché sono pericolosi fascisti ma perché non stanno portando avanti bene il Paese”.