
Giuseppe Sala e Stefano Parisi votano
Milano, 22 giugno 2016 - Beppe Sala è piaciuto di più ai benestanti e ai liberi professionisti, ai laureati e alle donne, Stefano Parisi ai meno abbienti e agli operai, ma anche agli imprenditori e ai 35-45enni. Gli identikit stilati dalla società di sondaggi Swg sugli elettori che hanno partecipato al ballottaggio milanese di domenca facendo scelte opposte svela particolari sorprendenti su chi ha votato il candidato del centrosinistra eletto sindaco Sala (51,7 per cento) e il candidato del centrodestra sconfitto Parisi (48,3 per cento). Dando un’occhiata alle indicazioni fornite da Swg, verrebbe da dire che non ci sono più la sinistra e la destra di una volta. Già il primo turno del 5 giugno aveva fornito indicazioni in questo senso: Sala aveva stravinto nel centro storico, Parisi aveva recuperato nelle periferie. SWG ha indagato anche sui flussi di voto dal primo al secondo turno. In altre parole sul comportamento di quegli elettori che il 5 giugno non avevano scelto né Sala né Parisi e avevano davanti a sé i due candidati finiti al ballottaggio. C’era grande attesa sul comportamento degli elettori del Movimento 5 Stelle. I grillini avrebbero votato in massa per Parisi pur di far perdere il candidato del Pd e di Renzi Beppe Sala? Non è accaduto nulla di tutto ciò. Solo il 18 per cento dei pentastellati che aveva votato il 5 giugno è tornato ai seggi. Un’astensionismo di massa. Tra coloro che hanno votato al ballottaggio, comunque, il 12 per cento ha scelto Parisi e il 6 per cento Sala. Un 12 per cento dei 54mila voti raccolti dal M5S al primo turno che al candidato del centrodestra non è bastato per sorpassare il rivale. La differenza a favore dell’ex commissario Expo sceso in campo con il centrosinistra l’hanno fatta gli elettori degli altri candidati del primo turno. Il 32 per cento di quegli elettori, in particolare coloro che il 5 giugno avevano votato il candidato della sinistra-sinistra Basilio Rizzo e quello dei Radicali Marco Cappato, ha scelto Sala, mentre Parisi ha conquistato solo il 13 per cento degli elettori degli altri candidati del primo turno. Discorso simile anche sul fronte degli astenuti al primo turno. Il 9 per cento di coloro che ha deciso di votare al ballottaggio ha preferito Sala, il 5 per cento Parisi.
Con flussi elettorali del genere, per il candidato del centrodestra è stato impossibile recuperare il pur minimo svantaggio rispetto a Sala al primo turno (-0,9 per cento, 4.938 voti). Non solo. Il 3 per cento di affluenza in meno al voto tra 5 giugno e 19 giugno ha penalizzato più Parisi che Sala. Secondo alcuni osservatori (Swg non indica questo dato) una parte degli elettori della Lega che al primo turno ha votato Parisi e la lista del Carroccio non è tornata ai seggi domenica per il ballottaggio. Non sembra un caso, in questo senso, che a sconfitta ormai acclarata il leader lumbard Matteo Salvini abbia scaricato sia Parisi che il "modello Milano" del centrodestra largo, dalla Lega a Ncd.