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Lupi, Moratti, Shammah: tutti candidati a sindaco di Milano? Nomi e veleni alla cena del centrodestra

Mentre Ignazio La Russa propone il combinato di Lupi e Shammah, Tajani frena e rilancia la Moratti. E dall’alto Giuseppe Sala osserva e commenta: “Non capisci mai se i nomi vengono fatti perché sono seri o per bruciarli”

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, insieme a Maurizio Lupi

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A Milano si è cominciato da tempo a parlare di elezioni. Non si vota domani, né dopodomani, ma già si apparecchiano tavoli e, soprattutto, nomi. E come spesso accade quando si parla di candidature politiche, i nomi pronunciati troppo presto – mancano due anni alla consultazione – rischiano di sgonfiarsi ancora prima di essere serviti. Soprattutto se l’eredità da sconfiggere è quella di Giuseppe Sala.

Nel salotto buono di Ignazio La Russa, presidente del Senato e padrone di casa di antica scuola missina, si è consumata una cena che (forse) doveva restare riservata e che invece è finita sui giornali. Lì, tra un bicchiere e l’altro, si è pronunciato un nome già sentito: Maurizio Lupi, deputato, ex ministro, leader di Noi Moderati e, soprattutto, milanese. 

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Premesso che vincere per la destra a Milano è impresa assai ardua nonostante il consenso di Giorgia Meloni a livello nazionale – a dirlo sono i sondaggi – è proprio il nome di Lupi a non convincere tutta la maggioranza. Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, all’indomani ha detto: “Il futuro di Milano non si decide a cena. Abbiamo rispetto per tutti i nomi fatti, persone di prestigio, ma siamo convinti che serva un candidato civico, se vogliamo vincere”. E poi ha aggiunto, con quel tono diplomatico che gli è proprio: “Non credo che il miglior candidato possa essere un politico. Se politicizziamo lo scontro, facciamo un regalo alla sinistra”.

Tradotto: Lupi non è (ancora) il nostro uomo. O, quantomeno, non lo è da solo. Si è parlato anche di un’inedita coppia di scena: Lupi in ticket con Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti, spirito libero, colta, teatrante. E ancora una volta è tornato un nome che a Milano non passa mai di moda: Letizia Moratti. Ex sindaca, ex ministra, ex vicepresidente della Lombardia. Conosciutissima a Milano e benedetta dallo stesso Tajani con queste parole: “Ha le carte in regola per essere candidata e per vincere”. Ma anche qui, lei frena: “È prematuro parlarne”.

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Intanto, Giuseppe Sala ha liquidato tutto con un’alzata di spalle: “Non ne penso niente, non voglio commentare a due anni di distanza. Non capisci mai se i nomi vengono fatti perché sono seri o per bruciarli”. E ha chiosato: “Questo riguarda l’altra parte politica. E anche la mia”.