
Berlusconi coi cinque figli (a sinistra), Antonio Tajani e la deputata Marta Fascina (a destra)
Milano – È possibile che, per un momento, Antonio Tajani e Forza Italia abbiano dovuto trattenere il fiato. I tabulati dei finanziamenti ai partiti depositati alla Camera non mostravano alcuna traccia dei tradizionali bonifici della famiglia Berlusconi, quelli che ogni anno, puntualmente tra marzo e aprile, arrivavano nelle casse azzurre. Centomila euro a testa, il massimo consentito dalla legge, versati dai cinque figli del Cavaliere e dal fratello Paolo. Quest’anno, invece, niente. Nemmeno una riga nella sezione “amministrazione trasparente” del sito del partito.Ma il brivido, riferisce Open, è durato poco. Il 20 giugno, in ritardo, i bonifici sono finalmente partiti. Settecentomila euro sono atterrati sul conto del partito, confermando che la tradizione familiare non si interrompe.
A spiegare l’arcano è stato il nuovo tesoriere di Forza Italia, Fabio Roscioli, raggiunto al telefono da Open dopo che il sito aveva notato la singolare assenza dei finanziamenti: “I soldi sono arrivati, e non sono ancora registrati perché non c’è stato il tempo tecnico di farlo”. Una spiegazione che ha dissolto ogni dubbio, successivamente confermata anche da Fininvest.
I numeri sono quelli di sempre: centomila euro ciascuno dai cinque figli di Berlusconi – Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi – più altri centomila da Paolo Berlusconi, fratello del fondatore. A questi si aggiungono i centomila euro versati da Marta Fascina, ultima compagna dell’ex premier e ora deputata di Forza Italia, che l’anno scorso aveva contribuito con 98.700 euro distribuiti in più tranche.
Il totale fa settecento mila euro, una cifra che rappresenta una boccata d’ossigeno per le casse del partito. Non sono gli unici contributi di peso: tra i finanziatori figurano anche Letizia Moratti, europarlamentare e presidente della Consulta nazionale di Forza Italia, con oltre 32mila euro, e Paolo Scaroni, presidente di Enel e del Milan, che ha depositato 35mila euro a gennaio. Anche Tci-Telecomunicazioni Italia, società di Saronno, ha contribuito con 40mila euro.
Questi finanziamenti si aggiungono alle “decime” che gli eletti del partito sono tenuti a versare ogni mese, con un contributo minimo di 900 euro prelevato dalla propria indennità. Un sistema che garantisce una certa stabilità finanziaria, ma che evidentemente non basta a coprire i costi di un partito che ambisce a mantenere un ruolo di primo piano nel centrodestra italiano.