Scudetto Inter, le pagelle dei campioni d'Italia

Lukaku il migliore, Barella e Lautaro incontenibili, una difesa da primi della classe

Romelu Lukaku

Romelu Lukaku

Non è mai troppo tardi per vincere. Il portiere sloveno capitano dell’Inter, in cui gioca dal 2012, conquista il suo primo scudetto a 37 anni. Un premio alla pazienza e alla fedeltà ma anche alla serietà e alla professionalità di chi diventa leader senza bisogno di urlare. Recordman straniero di presenze in Serie A , dietro solo a Javier Zanetti, e di rigori parati, Samir ha “messo le sue mani” sullo scudetto con le parate fondamentali, vedi derby di ritorno o andata col Napoli, cui ha abituato i tifosi e critica non sempre generosi con lui. Qualche errore lo ha commesso ma nulla che possa incrinare la sua longeva affidabilità.

SKRINIAR 8

La stagione del riscatto. Finito ai margini della rosa di Conte la scorsa stagione, il roccioso 26enne slovacco ha riconquistato il posto fisso nel trittico difensivo, come “terzo” di destra. Un ruolo che ha dovuto imparare da zero, abituato da sempre a operare come centrale puro. Finito l’apprendistato e silenziate le sirene di mercato, l’ex doriano è tornato ai livelli del primo anno, togliendosi la soddisfazione di qualche gol e, soprattutto, disimpegnandosi bene nell’impostazione dal basso. Perfetto nell’anticipo e nella scelta dei tempi di contrasto

DE VRIJ 8

L’esperienza paga due volte. Al terzo anno all’Inter, l’olandese Stefan è il perno indiscusso della difesa nerazzurra, così affidabile e presente che nemmeno lo noti più. Puntuale, preciso, sicuro nell’impostazione, quasi mai superabile nei duelli aerei. Come gli altri compagni di riparto non spicca in velocità ma correre rapidi all’indietro non serve quando sai prima degli altri dove piazzarti. Una sola pecca stagionale, a Napoli, fisiologica.

BASTONI 8

L’anno della consacrazione dopo l’exploit della scorsa stagione. Titolare indiscusso, personalità da veterano, il 22enne ex Parma ha ripagato la fiducia di Conte che lo ha trasformato in pochi mesi forse nel migliore difensore italiano e anche la Nazionale si è accorta di lui. Può crescere nella marcatura sull’uomo, ma non gli si può chiedere molto di più nell’impostazione e anche nella rifinitura. Spesso un’ala aggiunta o un regista in più, Alessandro Bastoni è il futuro dell’Inter se manterrà stessa serietà o umiltà. A meno che non lo cerchi qualche big europea.

HAKIMI 7.5

E’ stato il colpo di mercato della scorsa estate e si è dimostrato all’altezza delle aspettative. Dopo un avvio inevitabilmente altalenante, è cresciuto molto anche tatticamente in fase difensiva. Spesso incontenibile sulla fascia destra, la sua seconda casa, ha “spaccato” le partite con le sue progressioni in velocità. Gol e assist, tachimetro senza pari in serie A. Qualche volta impreciso, non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità. Del resto ha 22 anni…

BARELLA 9

La sua crescita è stata esponenziale. Punto fermo del centrocampo interista, nel ruolo di interno destro, si è reso utile in ogni fase: difendere, impostare, inserirsi e andare in rete, tirare dalla distanza. Non ha difetti, visto che ha frenato anche quell’irruenza che gli costava troppo spesso cartellini gialli. Non sbaglia chi ritiene il 24enne sardo il migliore centrocampista italiano in circolazione.

BROZOVIC 7.5

Ti accorgi di lui soprattutto quando non c’è. Il talentuoso ma indolente centrocampista croato trasformato da Spalletti in playmaker, ha vissuto nel biennio di Conte la maturità calcistica. Il primo a ricevere palla davanti alla difesa, chiamato al complicato compito di smistarla e dettare i tempi tra una puntuale selva di avversari che riconoscono in lui la fonte di gioco dell’Inter. Regolare nel rendimento e nel lamento quando i compagni sbagliano, gli si perdona qualche sbavatura visto che nessuno corre quanto lui su e giù per il campo

ERIKSEN 6.5

Da flop a pedina irrinunciabile nel volgere di un derby. Il gol su punizione in Coppa Italia contro il Milan è stato la sliding door della stagione del centrocampista danese giunto due inverni fa con squilli di tromba dal Tottenham ma mai “dentro” i piani tattici di Conte fino a quella stracittadina di Coppa. Talento e intelligenza calcistica indiscutibili inversamente proporzionali alla “garra”, Christian sembrava sul punto di partire sotto Natale. Per fortuna di tutti non è andata così, perché nel girone di ritorno, pur senza strafare, l’ex Spurs ha dimostrato di sapersi adattare con umilità a un ruolo non esattamente suo, l’interno di sinistra, rimediando da protagonista a un girone di andata da cancellare.

PERISIC 7

A volte ritornano e fanno bene. Rientrato all’Inter dopo l’esilio dorato al Bayern che gli ha fruttato pure una Champions, il 32enne croato sembrava destinato alla solita stagione incompiuta. Stile "potrei ma non voglio" più che "vorrei ma non posso". Nella seconda parte di stagione la cura Conte ha dato i suoi frutti, trasformando il più irregolare dei talenti in un uomo di fascia (sinistra) affidabile e attento. Più corse all’indietro che avanti, Ivan si è messo totalmente al servizio della squadra, traendone beneficio anche personalmente tra gol e assist fatti.

LAUTARO MARTINEZ 9

Ha 23 anni ed è un attaccante completo, destinato a fare la differenza come gli è già riuscito in questo campionato. La doppietta nel derby di ritorno è il manifesto del numero 10 argentino che abbina palleggio, rapidità, cattiveria e umiltà. Forte in tutti i fondamentali, ha segnato con regolarià gol mai banali. L’attaccante che tutti vorrebbero avere specialmente se al suo fianco c’è…

LUKAKU 9,5

Un mezzo voto in più, non solo perché miglior realizzatore della squadra, ma come uomo simbolo dell’Inter di Conte che infatti non lo toglie quasi mai. Un gigante buono, non solo con entrambi i piedi, una montagna di muscoli che quando parte in velocità ti travolge, una calamita in mezzo al campo quando la palla scotta e la squadra soffre. Fuori e dentro il campo, molto più di un giocatore. Un leader naturale

Gli altri: Darmian 7.5, Gagliardini 6.5, D’Ambrosio 6,5, Ranocchia 6.5, Young 6, Kolarov 5.5, Vidal 5.5, Vecino sv, Sensi sv, Pinamonti sv.

ANTONIO CONTE 10

L'artefice di questo trionfo è l'uomo quasi mai seduto in panchina ma sempre a bordo campo a telecomandare i movimenti e a caricare la squadra. Nel momento più difficile, dopo l'eliminazione dalla Champions al girone eliminatorio, non si è smarrito, ha compattato la squadra, offrendole sicurezze e tranquillità. Un top manager: nessuno può più metterlo in dubbio.

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