Quote latte, in Lombardia è caccia agli arretrati. E le stalle rischiano nuove multe

Il ministero ordina di pagare i primi 13 milioni di sanzioni congelate. Già partite 78 ingiunzioni a caseifici e coop della regione

Allevatori in Regione contro le quote latte (Newpress)

Allevatori in Regione contro le quote latte (Newpress)

Milano,2 ottobre 2014 - Il ministero dell’Agricoltura ha aperto la stagione di caccia ai debitori delle quote latte. Le multe accumulate dal 1995 al 2011, messe nel freezer mentre gli allevatori tentavano la via dei ricorsi (persi) al Tar contro il regime europeo, devono essere riscosse: 33 milioni di euro nella sola Lombardia, dove si produce più del 40% del latte italiano. Si parte con la prima tranche da 13 milioni di euro. Nei giorni scorsi la Regione, incaricata dal ministero di fare da gabelliere, ha spedito 78 ingiunzioni (su 300 totali) a caseifici e cooperative, i cosiddetti «primi acquirenti», le cassette di sicurezza a cui gli allevatori erano obbligati a versare le somme a copertura dell’eventuale sforamento delle quote stabilite da Bruxelles. L’azione è stata pianificata a inizio agosto, quando il ministero aveva scritto alle Regioni una circolare (consultata dal «Giorno»), nella quale ordinava le riscossioni e prometteva un giro di vite a fronte di «resistenze da parte di un certo numero di primi acquirenti».

E c’è aria di nuove multe: infatti nel 2014 l’Italia potrebbe sforare ancora il tetto di produzione, proprio nell’ultimo anno di vita delle quote latte. E dopo un 2013 e un 2012, ricorda Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia, in cui si è munto entro i limiti fissati dalle Ue. «I dati relativi alla raccolta di latte riferiti al periodo aprile-luglio 2014 – scrive il ministero alle Regioni in una circolare diramata lunedì – evidenziano un aumento delle consegne», con il rischio di «un superamento della quota nazionale e la conseguente necessità di incamerare i prelievi trattenuti a titolo di anticipo ai soggetti che hanno superato il proprio quantitativo».

Si produce di più ma in un mercato che paga meno. Da tre mesi è scaduto l’accordo tra produttori e industria alimentare sul prezzo del latte. Era di circa 45 centesimi al litro, ora vige l’anarchia. Con il rischio che aumenti il numero di stalle lombarde chiuse, già 2.700 tra il 2003 e il 2013 (dato Coldiretti). Ieri l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava, ha riunito al Pirellone bis le parti: i sindacati dei produttori – Coldiretti, Cia, Copagri e Confagricoltura –, Assolatte per l’industria e, per la prima volta, Federdistribuzione in rappresentanza della gdo. «Negli altri Paesi europei parlare con la gdo è la regola», spiega Prandini. Obiettivo: «riequilibrare la ripartizione del reddito lungo la filiera», spiega Fava. Allo studio ci sono anche un polverizzatore pubblico per gestire i periodi di mercato ballerino e una copertura assicurativa degli allevatori sul modello del Farm Bill statunitense.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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