Insieme per rivitalizzare l’economia della bici Governi e Comuni spingono sugli incentivi

Un business da 510 miliardi a livello europeo

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Piovono incentivi[FIRMADATA] per spingere la bicicletta nella Fase 2. Il primo è arrivato dalla Francia, con un’idea semplice semplice: per far uscire dalla cantina le due ruote rimaste ferme, la ministra della Transizione ecologica Elisabeth Borne ha lanciato un ‘bonus riparazione’ di 50 euro, con una spesa complessiva, per ora, di 2 milioni già stanziati dallo Stato. L’aspetto più interessante è la semplicità del processo: è sufficiente rivolgersi a un riparatore referenziato e non si paga nulla se il totale non supera i 50 euro, che sono rimborsati al meccanico direttamente dallo Stato.

Poi è arrivato l’incentivo italiano all’acquisto, destinato ai residenti nelle città metropolitane e nelle aree urbane con più di 50mila abitanti: la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha deciso di finanziare il 60% dell’acquisto, fino a un massimo di 500 euro, di bici (anche elettriche) e mezzi della micromobilità elettrica, come i monopattini. Naturalmente la bicicletta non sarà in grado di sostituire i mezzi pubblici in questa fase di distanziamento, ma può essere una vera soluzione di trasporto dal momento che il 60% dei viaggi effettuati in Italia in tempi normali è inferiore ai 5 chilometri.

Nel Paese che è stato la culla della bicicletta, il fatturato generato dagli spostamenti a pedali è in crescita costante: il prodotto interno bici ora sfiora i 12 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati di Legambiente sull’economia della bici, e ha grandi potenzialità di espansione, visto che in Italia la bici è utilizzata regolarmente solo dal 3,6% della popolazione, contro una media europea dell’8%.

In Europa, l’economia della bicicletta arriva, secondo la European Cyclists’ Federation, a un valore complessivo di oltre 510 miliardi di euro. Un valore non soltanto economico, ma di salute, di comunità, di buon umore, che potrebbe collocare questo sistema di mobilità dolce al centro del Green New Deal europeo. Non a caso i Paesi più felici del Continente sono quelli in cui si va di più in bicicletta, dalla Danimarca all’Olanda.

Per rivitalizzare l’economia della bici, minacciata da decenni di urbanizzazione incentrata solo sulla mobilità a quattro ruote, molto dipende dalle iniziative delle amministrazioni comunali. "Con l’avvento dell’automobile, strade e spazi urbani sono stati disegnati primariamente per accogliere e far cicrcolare milioni di veicoli a motore, che poi per più del 90 per cento della loro vita sono destinati a rimanere fermi e che con il passare dei decenni si sono trasformati in uno dei maggiori problemi per le metropoli, in termini di inquinamento, d’inefficienza e di costi", spiegano Pierangelo Soldavini e Gianluca Santilli, autori di Bikeconomy, viaggio nel mondo che pedala (Egea). Ora tutte le città, intasate da scatole di latta sporche, rumorose e mortali, stanno cercando di liberarsene.

Là dove i pedali prevalgono sui motori ci sono vantaggi per tutti, in termini di taglio ai consumi di carburanti, di miglioramento della qualità dell’aria e riduzione delle emissioni di CO2, di limitazione dell’inquinamento acustico, di benefici sanitari per adulti e bambini, anche derivanti dal movimento, di riduzione del traffico, di contenimento dei costi ambientali e sociali, di riduzione dei costi per le infrastrutture e dei danni derivanti all’artificializzazione del territorio.

Tutte queste voci hanno anche un valore economico, oltre che sociale, e contribuiscono a comporre il Prodotto interno lordo della bicicletta in Italia, affiancandosi agli 1,6 miliardi del mercato delle biciclette (di cui l’Italia è il maggiore produttore europeo) e agli oltre 7,6 miliardi attribuiti da Legambiente al cicloturismo, che attira milioni di viaggiatori di fascia alta sulle ciclovie della Penisola, da quella del Garda fino all’Adriatica.

In Europa, solo la produzione e la vendita di biciclette e accessori ha un giro d’affari che si aggira sui 18 miliardi di euro all’anno, mentre il cicloturismo muove oltre 44 miliardi. Una rilevazione di Eurovelo calcola che ogni chilometro di ciclabile turistica genera un indotto annuo tra i 110mila e i 350mila euro.

La ciclabilità fa bene anche all’economia domestica: secondo l’Istat, passare dall’auto alla bici per recarsi al lavoro significa risparmiare dal 16 al 20% del proprio stipendio. Per non parlare dei vantaggi per la salute: l’Organizzazione mondiale della sanità ha valutato in 110 miliardi di euro il risparmio in spese sanitarie dovuto all’incremento dell’uso della bici in Europa e considera che il risparmio generato dalla riduzione dell’inquinamento ambientale e acustico derivante dall’uso della bici in Europa sia superiore ai 3 miliardi di euro.

Senza contare che, secondo il ministero dell’Interno, in Italia si spendono circa 30 miliardi di euro a copertura delle spese sanitarie relative agli incidenti automobilistici, che causano quasi 4mila morti l’anno e oltre 240mila feriti.

Elena Comelli

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