MASSIMILIANO MINGOIA
Economia

Galleria Duomo, ecco quanto pagano di affitto i superbrand: da Prada, Gucci e Armani fino a Cracco

La classifica delle locazioni “d’oro” dalle quali il comune incassa 67 milioni di euro. Protesta dei commercianti dopo il concerto in piazza

Le vetrine di Prada in Galleria Vittorio Emanuele: la griffe italiana è quella che paga di più per avere spazi nel Salotto

Le vetrine di Prada in Galleria Vittorio Emanuele: la griffe italiana è quella che paga di più per avere spazi nel Salotto

Al primo posto c’è Prada con 14.106.661 euro all’anno, al secondo Gucci con 8.042.344 euro e al terzo Christian Dior con 5.825.683 euro. Nella classifica dei canoni d’affitto nella Galleria Vittorio Emanuele il podio è dominato dalla griffe dell’alta moda italiana e internazionale.

Non c’è troppo da stupirsi, visto che negli ultimi 15 anni i bandi comunali per gli spazi nel Salotto dei milanesi hanno spesso puntato su aste, persino all’incanto, per selezionare i nuovi concessionari. Un’operazione di valorizzazione della Galleria che ogni anno porta nelle casse di Palazzo Marino 67.420.656 euro, cifra ottenuta sommando i canoni di concessioni indicati in una tabella in risposta a un’interrogazione sugli affitti in Galleria presentata dal capogruppo di Forza Italia in Comune Alessandro De Chirico.

Pagano tutti puntualmente?

Un’interrogazione in cui l’azzurro chiedeva all’assessore al Demanio Emmanuel Conte se e quanti siano i “morosi’’ nel Salotto, cioè se ci siano concessionari in ritardo con il versamento dei canoni di locazione. La risposta dei tecnici dell’assessorato è netta: nessuna irregolarità, allo stato attuale, nel pagamento degli affitti in Galleria.

Ma va tenuto presente che, su 62 concessionari, 37 hanno richiesto al Comune la rateizzazione degli affitti per i due anni più critici dell’emergenza Covid, il 2020 e il 2021, e dunque quei versamenti saranno completati nel corso dei prossimi anni. Tecnicamente, dunque, non si può parlare di morosità, perché c’è l’accordo tra Comune e concessionari richiedenti che quegli arretrati saranno versati con scadenza non trimestrale ma pluriennale. Non subito, ma dopo. Tant’è.

Quanto pagato tutti i marchi

Torniamo alla classifica di chi paga di più per restare in Galleria. I primi tre in classifica gli abbiamo citati all’inizio ma va sottolineato che nel rapporto tra canone e metri quadrati, il marchio che spende di più per lo spazio in Galleria è Christian Dior. Le altre griffe con un posto al sole in uno dei luoghi simbolo della città? Fendi paga 2.633.142 euro, Tod’s 2.460.233 euro, Giorgio Armani 2.039.128 euro, Louis Vuitton 1.992.134 euro, Yves Saint Laurent (tramite SL Luxury Retail srl) 1.147.890 euro, Chanel 1.250.049 euro, Luisa Spagnoli 481.034 euro, la gioielleria Swarovski 205.161 euro.

C’è una classifica nella classifica e riguarda i ristoratori in Galleria. Lo chef Carlo Cracco, attraverso la Felix srl, paga ogni anno 1.371.481 euro per il ristorante e caffetteria collocati poco prima dell’Ottagono, ma nel campo della ristorazione chi paga di più al Comune per i locali nel Salotto è Autogrill: 2.733.574 euro. Lo storico ristorante Savini, invece, versa 990.557 euro, il ristorante Galleria, bottega storica, tramite Ride srl, ha un canone di locazione di 530.693 euro, mentre il dirimpettaio Il Salotto (Vanzina Corbari & C srl) si ferma a 340.969 euro. E, ancora, Biffi, da oltre 150 anni in Galleria, versa 444.230 euro e il ristorante Marino di Riccardo Cozzoli 124.623 euro.

Chi paga meno in Galleria? La libreria Bocca versa 33.591 euro all’anno, l’associazione Amici del Loggione del Teatro alla Scala 54.789 euro, il negozio di souvenir Algani 72.751 euro. Un’ultima nota sulle vetrine del Salotto riguarda i nuovi ingressi: sono prossimi all’apertura la boutique di Rolex e gli showroom di Bottega Veneta (gruppo Gucci) e Loro Piana.

Commercianti contro il Love Mi

Canoni d’affitto a parte, il concerto di beneficenza “Love Mi 2023’’, organizzato da Fedez martedì in Piazza Duomo, ha scatenato le proteste di più di un commerciante del Salotto. Sì, perché molti negozi in Galleria sono stati costretti a chiudere fin dal primo pomeriggio, perdendo alcune ore di potenziali incassi.

Secondo alcune indiscrezioni, Gucci ha scritto una lettera di protesta al Comune e la stessa cosa avrebbe fatto Cracco. Analoga protesta, con tanto di lettera dei commercianti del Salotto al Comune, c’era stata anche dopo il concerto di Radio Italia dello scorso 20 maggio.

I commercianti dell’associazione Il Salotto di Milano, intanto, mandano questo messaggio al Comune: "Capiamo che questi concerti sono positivi per i giovani che vedono da vicino i propri idoli senza tirar fuori un euro, ma non capiamo perché questo genere di eventi non vengano decentrati in altri luoghi della città, capaci anche di accogliere molti più spettatori senza i limiti di capienza decisi per Piazza Duomo. Ciò consentirebbe di valorizzare anche altri luoghi della città".

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