Bolla superbonus, il ritorno alla normalità e gli effetti sull’edilizia: "A rischio 20mila posti"

L’allarme di sindacati e imprese: pesante impatto sull’occupazione. "Si fermano i cantieri più “poveri“, tra condomini e case energivore"

Una protesta

Una protesta

Il superbonus ha "drogato il mercato e anche la mentalità delle persone" e ora "non è semplice tornare alla normalità", osserva Virgilio Fagioli, vicepresidente di Anaepa Confartigianato. Un ritorno alla normalità che, secondo sindacati e associazioni di categoria, sta già facendo sentire i suoi effetti sulle imprese e avrà un pesante impatto sull’occupazione nel settore delle costruzioni.

La Feneal, sindacato dei lavoratori edili della Uil, stima "tra i 10 e i 20mila posti di lavoro a rischio" solo in Lombardia, compreso l’indotto. E le imprese, non rinnovando contratti a termine o tagliando gli incarichi a liberi professionisti, stanno già iniziando a ridurre organici gonfiati durante gli anni del superbonus per far fronte alla mole di lavoro. Una bolla che ha fatto lievitare i prezzi, portando alle stelle anche i costi per i più banali lavori di ristrutturazione.

«Sul superbonus – spiega il segretario generale Feneal Uil Lombardia Riccardo Cutaia - il Governo ha prodotto un provvedimento di falsa proroga che davvero metterà in crisi il settore e il suo indotto. Le norme contenute serviranno ad aiutare chi ha preso i soldi ma magari non completerà i lavori, o non raggiungerà il miglioramento di almeno due classi energetiche, e non servirà a completare quei condomini dove i cantieri sono magari già ultimati al 90%". E così "si fermeranno migliaia di cantieri soprattutto riguardanti i condomini, le case in periferia, gli appartamenti più energivori e con le bollette più care con un doppio danno", con la conseguenza che "si perderanno decine di migliaia di posti di lavoro".

La posta in gioco emerge dagli ultimi dati Enea sul superbonus 110%. La regione con più lavori avviati al 31 dicembre 2023 è la Lombardia: 73.195 edifici per un totale di oltre 19,2 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione. "Alla fine è arrivata la doccia fredda – spiega Paolo Panciroli, della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Imprese (Cna) Lombardia – e la situazione rischia di essere drammatica. Questa misura è già stata gestita in maniera confusa, con continue modifiche legislative, e il suo smantellamento prosegue con la stessa mancanza di buonsenso e ragionevolezza. L’impatto negativo sul nostro settore è assicurato, l’entità si misurerà nei prossimi mesi". Virgilio Fagioli, di Anaepa Confartigianato, parla di "seimila imprese che a livello nazionale hanno chiuso, l’anno scorso, anche per questioni come i crediti incagliati, la cessione del credito e la mancanza di liquidità".

Di fronte alle difficoltà "il primo passaggio sarà quello di lasciare a casa i dipendenti", poi c’è la chiusura. La soluzione? "Invece di un superbonus al 110%, che ha anche convinto le persone che è possibile fare i lavori di casa senza pagare, avrebbero dovuto rendere strutturali gli altri incentivi, al 50 o al 75%". Una delusione espressa anche dai cittadini riuniti nell’associazione Esodati del Superbonus, che parla di "proposte legislative che si rivelano specchietti per le allodole". La misura in ogni caso è al lumicino, e il sistema dovrà affrontare il ritorno alla normalità, con tutte le sue conseguenze. "Sentiamo da più parti – conclude Cutaia – che i posti di lavoro sono aumentati, lo certifica anche l’Istat. Proprio perché si proclama un successo è necessario intervenire perché questi numeri non rappresentino solo una bolla pronta a scoppiare".

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