ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Milano: arriva Zoda, un “Ufo” fuori dal coro

Da giovanissimo spopola sul web, ex youtuber ed ex gamer presenta ai fan, in città, il suo album di debutto

Zoda, 23 anni, al secolo Daniele Sodano

Milano, 23 giugno 2019 - Debuttare con un album intitolato “Ufo” significa tenersi stretto il desiderio di rimanere un oggetto non identificato né identificabile. Lo sa bene Zoda che da ex youtuber convertito al verbo della trap lega col filo rosso dei suoi 23 anni sette canzoni impreziosite da nomi di spicco della scena urbana come Low Kidd, Nko, Big Fish e, soprattutto, Sick Luke, beatmaker della Dark Polo Gang. Col fratello Davide il giovane musicista pontino ha creato un canale YouTube con oltre 700mila iscritti e gli sono bastati due singoli per superare i 5 milioni di stream su Spotify. «“Ufo” è un album in cui, grazie anche all’opportunità di lavorare con artisti e produttori che stimo da sempre, credo di aver trovato una mia dimensione», spiega Zoda, al secolo Daniele Sodano, nato a Latina come Tiziano Ferro e Calcutta, tra una data e l’altra dell’instore tour che giovedì prossimo tocca Varese Dischi alle 15 e il Mondadori Megastore di via Marghera a Milano alle 18, sabato Frigerio Dischi di Como alle 15 e La Feltrinelli di Monza alle 18, domenica il Mondadori Megastore di Brescia alle 15. «Ho molta fiducia nella ricerca emotiva-musicale questo disco, perché sento di essere una voce fuori dal coro che tratta contenuti un po’ più introspettivi di quel che si sente in giro. Ecco perché ho sperimentato molto, provando a differenziale il più possibile una traccia dall’altra».

Da ex gamer, se quest’album fosse un videogioco, cosa sarebbe?

«Probabilmente “Alien’».

Perché sulla copertina, con effetto splatter, si è sezionato in sette parti?

«Perché sette sono le canzoni e ognuna contiene una parte diversa di me: “Gta” i palloncini colorati, “Black widow” i sentimenti malati, “Yowlon” la fiamma e così via».

I brani sono tutti uguali o qualcuno è più uguale degli altri?

«Beh, quello di “Black widow” è un testo di pancia, scritto quando avevo forti difficoltà con i miei genitori e stavo un po’ peggio di ora, mentre l’ultimo, “Paranoia”, chiude il centro come uno spiraglio di luce al termine di un tunnel piuttosto lungo».

Quali sono i suoi riferimenti?

«Fra gli italiani sicuramente Salmo e Fabri Fibra, mentre fra gli stranieri Kendrick Lamar, Lil Pump, i $uicideboy$».

Nemmeno una ragazza?

«Come no, Cardi B ha un’attitudine pazzesca. Mi piacciono pure Solange Knowles, sorella di Beyoncé, Kali Uchis o Iconika».

Perché si è tatuato la frase “nothing really matters”, niente conta davvero?

«’ho fatto quando ero depresso e guardavo al mondo con un certo cinismo assecondando una visione del mondo un po’ emo. Anche se io emo non lo sono mai stato. Solo in un secondo tempo ho scoperto che erano pure le parole finali di “Bohemian Rhapsody” dei Queen».

Ha interpretato “Game therapy”, le piacerebbe riprovare col cinema?

«Sì. Sono un appassionato di film psicologici, ma anche di registi come Christopher Nolan, Quentin Tarantino o il Kubrick di “Shining”».