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Milano nasconde segreti romani sotto l’asfalto: “La città ritrovi un’identità partendo da quei resti”

L’urbanista Marco Engel e le linee guida per “fare bella“ la metropoli. “Servono norme e interventi per salvare dall’oblio le tracce storiche”

Una delle poche testimonianze in città delle antiche mura spagnole realizzate a metà del XVI secolo

Una delle poche testimonianze in città delle antiche mura spagnole realizzate a metà del XVI secolo

MILANO – Cosa può fare la pubblica amministrazione per valorizzare gli elementi di interesse della città? Norme, investimenti e gruppi di progetto. È la risposta di Marco Engel, urbanista e presidente Inu, Istituto Nazionale Urbanistica della sezione Lombardia, che ha individuato le modalità con cui realizzare gli interventi definiti da Alberico Belgiojoso per “fare bella” Milano, in un’ottica di progettazione che dia rilievo alla forma urbana valorizzando il patrimonio storico.

Qual è il primo step per valorizzare le presenze storiche in città coinvolgendo la pubblica amministrazione?

“Milano è ricca di elementi della storia non adeguatamente considerati e di cui facilmente non ci si accorge. A partire dalle tracce della città romana fino alle evidenze di epoca ottocentesca; alcune sono quasi nascoste. Il primo passo è, quindi, quello di individuare dei valori. Il piano di governo del territorio approvato dal comune nel 2012 era accompagnato da un repertorio, un elenco di edifici che però non comprendeva piazze e strade, cui non corrispondeva una normativa di salvaguardia puntuale. Voleva richiamare l’attenzione a preservare i fabbricati di valore nel caso di interventi di ristrutturazione e nella variante del 2019 non è stato sviluppato, addirittura è stato abbandonato”.

Con quali strumenti valorizzare gli elementi da mettere in evidenza?

“Pensando, ad esempio al cardo romano e al decumano, strade urbane più che consolidate, evidenziare a chi passeggia che è un tracciato di epoca romana è fattibile attraverso il governo della mobilità, un traffico urbano intenso cancella la strada. Ma anche con la segnaletica turistica che evidenzi i monumenti storici e progetti di arredo urbano, pensando, ad esempio, a pavimentazioni che prevedano l’uso di materiali diversi, pietre annegate nell’asfalto...”.

L’individuazione dei valori è già avvenuta da parte da Alberico Belgiojoso. E ora come muoversi?

“Occorre che la pubblica amministrazione introduca norme rivolte a evitare che queste presenze già misconosciute vengano cancellate. Ad esempio, le parti residue della cerchia dei bastioni che ancora mantengono qualche traccia del passato. Se il valore è individuato e c’è una norma definita, allora vi è attenzione al lascito della storia e si evita che vengano cancellati i valori. Il problema di mantenere la qualità del tessuto urbano si gestisce all’interno del piano del Comune, in cui alcune norme sono indirizzate ad ottenere questo risultato, altre andrebbero ulteriormente sviluppate”.

Dopo la definizione delle norme, il passo successivo è l’investimento per migliorare la qualità dello spazio pubblico.

“Attraverso programmi interamente comunali oppure anche con contrinuto di soggetti privati. Per l’area della periferia in passato il comune aveva organizzato dei cicli di concorsi per la progettazione degli spazi pubblici che avevano una diretta attinenza con la qualificazione dei borghi periferici e aveva portato ad alcune realizzazioni. Questo processo, però, si è interrotto una ventina di anni fa”.

Infine, costituire gruppi di progetto.

“A Milano l’unica esperienza è stata la costituzione dell’ufficio concorsi. Se il Comune si dà un obiettivo per una certa area, i borghi antichi immersi nella periferia urbana ad esempio, allora deve costituire un gruppo di azione che tenga i collegamenti all’interno del comune, gestisca un budget e sia in grado di programmare gli interventi. Le risorse del Comune ci sono che può cercare di acquisire il contributo di altri soggetti, dalla partecipazione di gruppi sociali alla partecipazione di operatori privati per attività di tipo pubblicitario o ritorni dal mercato immobiliare”.

Quando contate di rendere noto alla pubblica amministrazione quanto definito?

“La PA ha organizzato nello scorso novembre un ciclo di incontri sulla variante del piano, dopodichè non sono state segnalate nuove occasioni di confronto. Quindi, prossimamente se non verranno proposte altre occasioni, toccherà a cnoi coinvolgerla e presentare le nostre idee nel corso della prossima primavera perché entro la fine dell’anno è prevista la conclusione della variante di piano”.

Quando i prossimi passi concreti?

“Innanzitutto vorremmo dare più pubblicità a questa iniziativa. Il comune sta facendo la sua variante generale di piano e in questa sede si può aprire un rapporto finalizzato ad ottenere un maggior riconoscimento dei valori elencati, accompagnati da un programma di intervento. Poi, argomento per argomento, ipotizzare un programma di intervento avviando una sperimentazione. Individueremo alcuni casi esemplari sui quali, attivando risorse, fra i docenti universitari e varie altre associazioni che si occupano della qualità della città, proveremo a stendere dei programmi di lavoro”.