ENRICO FOVANNA
Cultura e Spettacoli

Quando il fotografo dei due laghi mostrò il cinema ai bambini africani / FOTO

A Milano la mostra sul Burundi con la bella storia delle cento fontane, portate nei villaggi dove i bambini passavano le giornate a cercare l'acqua

Daniela Fantini con un bimbo in Burundi

Milano, 12 ottobre 2016 - L'occasione è unica. Incontrare le opere di un grande fotografo, che conosce bene gli spazi della solitudine, ma anche il gusto di aiutare gli altri. Succede allo Spazio Fantini Milano, in via Solferino 18. Dove fino al 28 ottobre è aperta la mostra «Burundi, paesaggi e ritratti», di Walter Zerla. Una galleria di immagini in bianco e nero  che racconta una storia di solidarietà, bella e quasi d’altri tempi. Zerla, 55 anni, di Omegna, è ormai un fotografo affermato, che di recente aveva deciso di vivere per due anni su una barca a vela, uno sul Lago Maggiore, l’altro sul Lago d’Orta, monitorando le acque per il Cnr e documentando poi in uno splendido volume le sue impressioni di luce e colore.

L'artista negli ultimi tempi è andato cinque volte in Burundi con il Rotary Orta San Giulio, per documentare la costruzione di ospedali, scuole, orfanotrofi e centrali elettriche. L’imprenditrice Daniela Fantini, titolare dell'omonima rubinetteria di Pella, che era al seguito del team, si chiede cosa potesse fare per quella gente allo stremo. «Ci vorrebbero cento fontane», azzarda qualcuno, avendo notato che i bambini si facevano anche due ore dalla collina alla valle e ritorno per prendere un secchio d’acqua, trasportandolo poi alla capanna. E non potendo così andare a scuola. Ma soprattutto contraendo una serie di malattie legate all’acqua stagnante e non potabile.

Oggi, grazie a lei e al Rotary di Orta, le cento fontane sono una realtà, con i relativi pozzi, e alla mostra viene proiettato anche il video che documenta l’impresa. Ma non è tutto. Walter nei villaggi ha portato un’altra realtà. Il cinema. Immaginate duemila bambini nel capannone di una chiesa. Le suore che cuciono insieme qualche lenzuolo e Walter che li appende a un filo teso. Un pc portatile, un proiettore e un mini impianto audio. 

«La prima volta  che ho proiettato qualcosa su quei teli bianchi, in centinaia si sono precipitati di corsa verso le lenzuola per vedere cosa ci fosse dietro». Poi Walter fa una riflessione. I cartoni animati non catturano l’attenzione di questi piccoli. Che non li realizzano come rappresentazione della realtà. E visto che, ad esempio, Bambi a loro ricorda solo un animale da mangiare, Walter prova a riprendere con la telecamera e a fotografare i bimbi nei villaggi e sulle colline. E una sera nel capannone proietta il filmato.

«Ho pianto per l’emozione - ricorda - Ogni volta che qualcuno di loro riconosceva un amico, scoppiava un boato in sala. Riconoscere se stessi? Impossibile. Per bambini che non hanno mai avuto uno specchio, vedere la propria immagine è un’esperienza primordiale». Da quel giorno, Walter diventa la persona più corteggiata del villaggio. «Le mamme dicono sempre ai bambini: se fai il cattivo, arriva l’uomo bianco. Che poi è il reciproco dell’uomo nero per noi. Da quel giorno anche io ho smesso di fare paura».

«Burundi, paesaggi e ritratti», mostra fotografica di Walter Zerla, Fantini Milano, via Solferino 13. Lunedì-venerdì ore 10-19, chiusa dalle 13 alle 14)