ELVIRA CARELLA
Cultura e Spettacoli

Vincenzo Venuto, il biologo milanese di Melaverde: “Il mio magico viaggio nel Belpaese”

Da cinque anni conduce la popolare trasmissione della domenica di Canale 5 insieme a Ellen Hidding: “Programma longevo perché sa mostrare tradizioni e innovazione”

Vincenzo Venuto insieme a Ellen Hidding

Vincenzo Venuto e Ellen Hidding conducono insieme la trasmissione su Canale 5

Milano – Un tuffo nel passato del Belpaese, l’Italia, e di coloro che la popolano, con lo sguardo rivolto al presente. “Melaverde“, popolare trasmissione in onda ogni domenica alle 11.55 su Canale 5, anche quest’anno consente ai telespettatori di “viaggiare” piacevolmente attraverso tutto lo Stivale. Ne parliamo con il biologo Vincenzo Venuto, da cinque anni conduttore insieme con Ellen Hidding. Venuto, che ha alle spalle una lunga esperienza televisiva in trasmissioni a tema ambientale, è nato a Milano e si è laureato all’Università Statale del capoluogo lombardo.

Melaverde è un programma longevo. A cosa deve il suo successo?

“A diversi fattori. Per prima cosa agli argomenti trattati: il nostro Paese, il territorio, la biodiversità, le tradizioni, la cultura. E poi il linguaggio accessibile a tutti. È il racconto dell’Italia a 360 gradi”.

In che senso?

“Mettiamo in evidenza la modernità più spinta nel campo dell’agricoltura, ma raccontiamo anche le antiche tradizioni. Certamente, infatti, nessun contadino oggi arerebbe un terreno con un aratro tirato da un bue. Ma narrarlo è il modo per far capire come si è evoluto il mondo. È anche il sistema per mostrare cose che ci ricordano il passato, la vita dei nostri predecessori. E la trasmissione si occupa anche del presente e del futuro”.

Il programma è impostato sempre secondo la stessa formula?

“Da qualche anno a questa parte si tratta sempre meno il tema della gastronomia e ci si sofferma di più sul territorio”.

Nella società odierna è di moda parlare di intelligenza artificiale. Nel programma, invece, si esaltano l’ingegno e le abilità delle persone. Cosa ne pensa?

“Sono i nostri valori: la manualità, la voglia di fare, la passione da profondere in qualsiasi cosa. Come ne veniamo a contatto, li mettiamo in evidenza. Anche questa è l’Italia”.

Perché è importante conservare e parlare delle arti e dei mestieri del passato?

“Fanno parte delle nostre tradizioni. Certamente tanti mestieri del passato non esistono più. Altri rimangono solo un ricordo. Ma alcuni esistono ancora, esattamente come erano 50 o 100 anni fa. L’Italia è tradizione, ma anche innovazione, voglia di fare cose nuove. Non si parla solo dell’arrotino. Invece, è interessante scoprire che tutti gli arrotini del mondo arrivano da un piccolo paese del Trentino, dove ha avuto origine il mestiere, che certo non esiste quasi più. Però lo raccontiamo”.

È importante riservare uno spazio ai prodotti italiani?

“Credo che l’Italia sia il Paese in Europa con la biodiversità più alta: panorami diversi, un mare freddo e uno caldo, montagne, pianure, colline. Ognuno di questi ambienti ha una sua particolarità. E questo si riflette nella sua storia, nelle tradizioni, nei prodotti e nella cucina. A cascata c’è tutto. Quindi, raccontare i prodotti significa illustrare la nostra nazione. Abbiamo appena registrato una puntata in Sicilia, parlando del fico d’India”.

E il territorio lombardo?

“Ce ne occupiamo molto spesso, facendo riferimento alle diverse montagne, a realtà anche poco conosciute. In una puntata andata in onda di recente abbiamo narrato la storia di un pastore bergamasco nomade, che viaggia dalla pianura lombarda, recandosi fino alle montagne della Bergamasca, dall’estate all’inverno e viceversa. È un imprenditore, che ha sul territorio il suo capitale, che accudisce e porta in giro. Esercita un mestiere tanto antico quanto importante. E non è il solo”.