Un premio per Tullio Dobner, il traduttore di Stephen King

A Urbino un omaggio a chi prova a calcare le orme del prolifico intellettuale milanese scomparso un anno fa

Tullio Dobner

Tullio Dobner

Basiano (Milano), 2 novembre 2019 - “Impossibile spiegare la bellezza che si prova a entrare nella testa di un’altra persona. Perché tradurre è un po’ questa cosa qua, è un po’ come fare all’amore”. Parlava così non più tardi di tre anni fa - sulle pagine de Il Giorno - Tullio Dobner, uno dei traduttori più prolifici nella letteratura moderna italiana. Un personaggio poliedrico, fotografo, poeta, disegnatore, autore di canzoni, e capace nella sua carriera di tradurre oltre cinquecento libri. Uno che per trent'anni ha dato quarantatré volte voce - alle nostre latitudini – a Stephen King, il re del Brivido. Scomparso meno di un anno fa (lo scorso 19 novembre) all'età di 72 anni dopo un male incurabile, a Tullio Dobner viene dedicato ora un premio che prova a raccontare e a celebrare la sua figura. 

Il 22 novembre nell’ambito della rassegna Urbinoir, in programma da oltre un decennio all’Università di Urbino presso il dipartimento di studi umanistici e internazionali dove Dobner era stato relatore e presidente di giuria, gli sarà dedicato infatti il “Premio di Traduzione Noir Tullio Dobner”. Il concorso di traduzione vedrà la partecipazione, oltre al CLA, anche dell’associazione “Lingua Ideale”, l'Anils Urbino e il Circolo Culturale Cittadino. E delle case editrici Minimum Fax e Newton&Compton per le quali Dobner aveva lavorato. Sostengono il progetto WIT (women in translation) e Officina del Traduttore.

In precedenza riservato a studenti iscritti all’ateneo di Urbino (frequentanti il corso di laurea magistrale in Traduzione Editoriale e Formazione Linguistica oppure Comunicazione Interculturale d’Impresa), dal 2020 il concorso verrà per la prima volta aperto a tutti gli studenti sul territorio nazionale. I premi consisteranno in uno o più contratti editoriali e uno stage presso una casa editrice.

Un’occasione dunque per rendere omaggio al grande traduttore di origini austro-ungariche ma saldamente trapiantato a Milano, dove era cresciuto e aveva studiato, e a Basiano, dove viveva da diversi anni.

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