
Toni Servillo sarà in scena con Elvira di Jouvet testo di grande complessità
Milano, 7 ottobre 2016 - C'è un pericolo oggettivo nel sentir parlare Toni Servillo. Ovvero che a breve ci si possa ritrovare con frotte di ragazzini desiderosi di provarsi col teatro. La sua presentazione di «Elvira» diviene infatti una preziosa lezione sul pensiero di Louis Jouvet e il mestiere d’attore. Su come affrontare il palco. E la vita tutta. Un accenno di sigaro, piumino mezza stagione sulle spalle, lo sguardo severo: non vola una mosca mentre racconta il senso ultimo del confronto fra maestro e allieva, il valore di quello scambio reciproco che prende vita attraverso lo studio. Nello specifico del monologo di Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière, che Jouvet analizzò in sette lezioni impartite alla giovane attrice Claudia nel 1940 a Parigi. Stenografate e trascritte all’epoca da Brigitte Jaques sotto il titolo «Elvire Jouvet 40». Un pezzo di storia del teatro che festeggia i 70 anni del Piccolo col grande attore.
«In Francia è un testo classico – spiega Servillo – ma non è l’opera di un poeta drammaturgico, sono le parole reali di Jouvet. Con lui il teatro ritrova la sua dimensione conflittuale, allontanandosi dalla semplice tecnica. Il maestro mostra progressivamente la propria passione d’attore davanti al testo, mentre l’allieva scopre in sé la possibilità di essere attrice lontana dalle consuetudini. Imparano entrambi dalle rispettive passioni, nudi davanti al mistero ». Attore fra i più importanti della sua generazione (in contemporanea si proporrà anche una retrospettiva cinematografica in collaborazione con l’Anteo), Louis Jouvet torna dunque in via Rovello dopo la versione strehleriana di metà Anni Ottanta. Nuova coproduzione dunque fra Piccolo e Teatri Uniti. Le precedenti sono state «Trilogia della villeggiatura» e «Le voci di dentro».
Successi planetari. Si capisce allora la lunghissima tenitura di «Elvira», martedì al debutto e poi in replica fino al 18 dicembre. Con Servillo a firmare anche la regia, affiancato sul palco da un giovane cast: Petra Valentini nel ruolo del titolo, Francesco Marino e Davide Cirri. «Ho un debito di riconoscenza nei confronti di Jouvet, che ci ha lasciato copiosa traccia scritta di quello che succedeva nella sua testa prima, dopo e durante le sue recite. Un’occasione di nutrimento straordinaria. In questo testo in particolare le domande non si limitano al teatro, ma rimbalzando su Elvira arrivano dirette al pubblico, che le mette in relazione con la propria vita. È una rivelazione interiore, il difficile equilibrio fra diverse dualità: verità e menzogna, paura e desiderio, orgoglio e spogliazione del sé. E tutto questo in un’atmosfera di totale assenza di cinismo, oggi rarissima».
Ambiente scuro. Ci si avvicina quasi in punta di piedi. Lo sguardo un poco voyeuristico. Ma non ci si confonda: il tutto non si risolve in una semplice chiave metateatrale. Il viaggio è nel profondo.
E coinvolge il senso ultimo di un mestiere che improvvisamente possiede sfumature universali. «È un’avventura di umiltà – conclude Servillo – che diviene disponibilità d’ascolto verso noi stessi e gli altri. Elvira dona senza chiedere nulla in cambio. Non è quindi un funambolico esercizio di talento ma un viaggio a volte pericoloso verso l’interiorità. Non si mostra il lavoro del teatro. Ma il teatro al lavoro, cosa ben diversa. Dove Jouvet si sbarazza degli ingombri, per arrivare a toccare la più profonda spiritualità».
Dall’11 ottobre al 18 dicembre al Piccolo Teatro Grassi in via Rovello. Biglietti 33/26 euro, info: 02.42411889.