DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Teatro Studio di Milano, torna 'Sanghenapule' di Saviano e Borrelli

Romanziere ed opinionista: "Io e Roberto ci siamo accorti che senza conoscerci raccontavamo le stesse cose e abbiamo pensato di unire le forze e i linguaggi"

SUL PALCO Mimmo Borrelli e (a destra) Roberto Saviano

Milano, 10 gennaio 2017 - Raccontare una città. Attraverso il suo sangue. Qualcosa più di un simbolo se si parla di Napoli. Specie se sul palco si ritrovano Roberto Saviano e Mimmo Borrelli, il primo narratore eclettico ma anche grande conoscitore di cose partenopee; il secondo legato a un teatro carnale, evocativo, di poesia e di sudore. Che c’azzeccano insieme? Poco. Ma l’idea ha funzionato. E il sangue diviene allora quello celebre di San Gennaro, in bilico fra storia e leggenda, rito pagano e superstizione. Ma è anche l’emorragia degli emigranti del primo Novecento, le cicatrici dei bombardamenti, il sangue degli agguati e quello dei martiri laici, rivoluzionari della democrazia. Insomma, c’è molto in “Sanghenapule”, caso teatrale della scorsa stagione e da stasera riproposto dal Piccolo allo Studio.

«Lo spettacolo nasce prima di tutto come un’epifania di riconoscimento – racconta Borrelli –. Io e Roberto ci siamo resi conto che da tempo raccontavamo le stesse cose pur non conoscendoci. E così ci è parsa una bella opportunità fare qualcosa insieme, nonostante le enormi differenze che ci caratterizzano: il suo è un linguaggio narrativo, romanzesco, giornalistico; il mio è invece espressionista, racconto una realtà attraverso la poesia, il corpo, l’emozione. Ci siamo domandati a lungo come unire linguaggi così differenti. Credo sia stato possibile solo nei contenuti, non nella forma. Ma la chiave che abbiamo trovato è riuscita a far convivere le due cose». Spettacolo stratificato. I livelli di lettura si sovrappongono. «I temi che emergono sono molti – spiega Saviano –. Come il rapporto con il trascendente, con la spiritualità che è privatissimo ma allo stesso tempo pubblico e condiviso. Che appartiene al singolo, alla sua sensibilità, e allo stesso tempo al momento storico in cui vive. Cos’è la religione e cosa la politica. Dove coincidono e come. San Gennaro è il filo conduttore che ci consente di parlare di Napoli e attraverso Napoli del mondo».

Un incontro di talenti. Che non sorprende abbia incuriosito. Saviano sta sempre più diventando uomo di teatro («Il teatro è fisicità, è sguardo nello sguardo, è luogo dove si mischiano fiato e parole. Per me è un luogo imprescindibile», spiega lo scrittore napoletano); Borrelli è invece autore e attore viscerale, di grandissima forza scenica e profondità poetica. Non a caso un suo monologo senza fiato conclude il lavoro. Dove di nuove emerge tutta la contraddittorietà di una città per una volta raccontata partendo dalle sue luci. E non dalle ombre. «Entrambi non avevamo intenzione di parlare di Camorra – conclude Borrelli –. Ci interessava invece raccontare di Napoli attraverso la sua storia, la sua vitalità, il suo santo, supereroe capace di governare le eruzioni del Vesuvio. E proprio il Vesuvio credo sia simbolo della vitalità e allo stesso tempo della distruzione che caratterizza una certa napoletanità, lo spirito della città».

Da oggi al 18 gennaio al Piccolo Teatro Studio Melato, in via Rivoli 6. Biglietti 33/26 euro, info: 02.42411889.