ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Milano: Peter Pan, Capitan Uncino, Spugna e gli altri...in una gag da commedia dell’arte

La stagione degli Arcimboldi nel 2019 prende il largo dall’8 al 13 gennaio

Peter Pan

Milano, 2 gennaio 2018 - Da Bennato a Bennato. La stagione degli Arcimboldi nel 2019 prende il largo dall’8 al 13 gennaio con una versione riveduta e corretta di quel “Peter Pan” che Maurizio Colombi ha attinto da “Sono solo canzonette” ed entra in dirittura d’arrivo tra il 26 novembre e il 7 dicembre con “Burattino senza fili”, altro musical ispirato dalle canzoni del rocker di Bagnoli. Sempre con la regia di Colombi.

Maurizio, ogni riallestimento consente di aggiustare un po’ il tiro, quali sono le novità di questo di Peter Pan?

«Pur essendo una gallina dalle uova d’oro, un musical che funziona sempre, ad ogni riallestimento di ‘Peter Pan’ ho cercato di cambiare qualcosa. Nell’ultima edizione, ad esempio, avevo messo un drone luminoso-Trilly che volava sopra le teste del pubblico. Stavolta ho lavorato soprattutto sul testo, creando per Capitan Uncino e Spugna delle gag tipo commedia dell’arte. Alla Totò e Peppino. Inoltre ho inserito una canzone che Bennato mi chiedeva di utilizzare da tempo, ‘Le ragazze fanno grandi sogni’, facendola cantare a Wendy prima di tornare a casa dall’Isola che non c’è».

Che repertorio metterà nel musical di “Burattino senza fili”?

«Ovviamente tutto l’album di quarant’anni fa, inclusi i pezzi su Lucignolo e su Geppetto aggiunti da Edoardo ultimamente, ma anche un paio di brani precedenti quel disco quali ‘Ma che bella città’ e ‘Meno male che adesso non c’è Nerone’. Una caratterista di questa produzione sarà che la maggior parte dei dialoghi non saranno parlati, ma rappati».

Bennato manifesta strane forme di allergia se gli citi il Pinocchio” dei Pooh. E lei?

«Anche se le musiche dei Pooh sono tutt’altra cosa rispetto a quelle di Bennato, l’ho sempre trovato un grandissimo lavoro. Magari economicamente ha patito qualche affanno, ma è stato il primo grande musical italiano; una produzione enorme. Unico limite, magari, quello di aver raccontato pari pari la storia di Pinocchio; favola non facile, che in un modo o nell’altro ha finito con lo scottare tutti quelli che si sono avvicinati».

E lei?

«Penso che ‘Burattino senza fili’ non sarà un musical per famiglie come ‘Peter Pan’. Tant’è che, con Bennato, Gianmario Longoni e Stefano Salvati, in questa nostra produzione stiamo mischiando le carte, realizzando una sorta di teatro-concerto in cui i personaggi si rappresentano da soli e rappresentano qualcosa nella storia di Pinocchio, ma senza la costruzione della favola originale. Lucignolo, ad esempio, è interpretato da una donna, perché per me incarna la fuga d’amore. Questo anche se la storia avrà comunque il suo lieto fine e gli attori scenderanno tra il pubblico a distribuire strette di mano per far trionfare quel senso di famiglia che in fondo era l’aspirazione del burattino di Collodi».

Fra i big della canzone italiana, a chi affiderebbe il ruolo di Pinocchio, quello di Lucignolo, quello di Mangiafuoco e quello della Fata Turchina?

«La Fata Turchina a Vladimir Luxuria o, meglio ancora, a Platinette. Lucignolo ad una youtuber come Greta Menchi o ad una come Irene Grandi. Mangiafuoco nello spettacolo non ci sarà, ma verrà sostituito dal rumore del rotore di un elicottero e da un fascio di luce. Dovendolo, però, personificare necessariamente, non trovo icona migliore di Maria De Filippi».

E Pinocchio?

«I primi che mi vengono in mente sono Piero Pelù o Fedez, ma il più giusto sarebbe probabilmente Damiano dei Måneskin, inquietante nell’aspetto ma tenero di cuore».