DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

"I teatri? Preoccupa la mancanza di prospettiva"

Cozzaglio: vivo uno stato di attesa e preoccupazione. A marzo speravamo di rifarci con l’estate, ora è tutto diverso

Fioravante Cozzaglio, direttore artistico del Teatro Carcano

Milano, 4 novembe 2020 - Si muove libero Fioravante Cozzaglio. Sempre in bilico fra l’istituzione e la dissidenza. Con il suo Carcano cerca di scardinare la triade del teatro milanese (Piccolo, Elfo, Franco Parenti). E sicuramente si respira un’aria nuova in corso di Porta Romana. Perfino oggi. Nonostante il momento. Nerissimo.

Fioravante, che periodo è? "Dopo la morte di Sergio Fantoni e di Daverio, la scomparsa di Gigi Proietti è stata un altro duro colpo. Abbiamo lavorato insieme per tredici anni, mi ha allargato gli orizzonti. Gigi era un uomo di grande intelligenza e molto più complesso dell’etichetta di attore comico che gli è stata data qui a nord". Come sta vivendo la chiusura? "In uno stato di attesa e di preoccupazione. A marzo nessuno aveva esperienza, molti di noi speravano di rifarsi con l’estate e la nuova stagione. Ora è tutto diverso. I teatri avevano appena presentato i cartelloni. Ma la cosa peggiore è la totale mancanza di prospettiva". Ci sono state diverse polemiche. "Forse eccessive. Era certo che ci avrebbero chiusi. Pur affermando che non ci sono stati contagi in sala, non possiamo dimenticare che il virus è intorno a noi. Siamo cittadini prima che teatranti. Anche rispetto al ministro Franceschini, sicuramente ha fatto alcuni errori ed è persona di scarsa empatia. Ma i sostegni sono arrivati dal Governo, non certo dal Comune, dove spesso vengono dette le cose giuste ma di soldi non se ne sono visti. Idem per Regione". Non crede sia un segnale negativo chiudere i teatri prima di altre attività? "In tanti hanno chiuso insieme ai palcoscenici. Per i musei è soltanto una questione di ore, mentre le chiese hanno alle spalle un potere diverso. Non l’ho vissuta come una discriminazione". Cosa ne pensa delle manifestazioni? "Si è fatto benissimo ad andare in piazza, facendo pressione sulla controparte in prospettiva di un tavolo di contrattazione. È così che si fa sindacato. Bisogna arrivare a un’apertura di credito col Governo per sopravvivere a questa sciagura. Ed è necessario fare in modo che gli interventi si stabilizzino e non siano estemporanei. Sia per sostenere le realtà più istituzionalizzate, che saranno un baluardo per tornare al lavoro; sia per aiutare chi ora si ritrova solo e ai margini". Può essere l’occasione per modificare il sistema teatro? "È quello che mi auguro. Un cambiamento nell’assetto normativo e previdenziale, ma anche nella nostra stessa organizzazione interna. Non si può solo nuotare forte per superare il disastro: c’è da preparare una piattaforma migliore". Le manca il Carcano? "Tanto. Passo per un anaffettivo ma poi mi travolge il mal di stomaco. Il Carcano è per me il punto finale di un lungo percorso professionale. In questi anni siamo riusciti a modificarne l’immagine e creare un legame speciale con il pubblico. Spero non venga distrutto tutto il lavoro fatto".