San Siro è rock: una storia lunga 130 concerti

Un libro racconta il rapporto tra lo stadio e la musica. Intervista a Mario Giusti, l’uomo che ha “inventato’’ gli show al Meazza

Uno striscione ringrazia Bob Marley per il suo show a San Siro del 27 giugno 1980.

Uno striscione ringrazia Bob Marley per il suo show a San Siro del 27 giugno 1980.

San Siro è rock. Nel 2020 è caduto il quarantesimo anniversario dal primo concerto allo stadio “Giuseppe Meazza’’, lo show di Bob Marley del 27 giugno 1980. Una storia lunga 130 concerti, che hanno scandito la storia di Milano e sono diventati un rito come la Prima della Scala, il derby Milan-Inter e l’aperitivo. Un rito interrotto solo dall’emergenza coronavirus, tanto che gli show programmati la scorsa estate sono stati rinviati al 2021. Il rapporto tra lo stadio di Milano e la musica è raccontato nel libro “San Siro Rock. Storia dei concerti nello stadio di Milano che ha cambiato le prospettive della musica in Italia’’ (Officina di Hank, 28 euro, 560 pagine, da ieri in libreria e negli store online), scritto dal giornalista del Giorno Massimiliano Mingoia. Il volume parte dalla storia dello stadio di San Siro, costruito nel 1926 e ora a rischio demolizione, e poi passa a narrare tutti i 130 concerti ospitati nella “Scala del calcio e del rock’’, che ha visto le più grandi rockstar italiane e internazionali: da Vasco Rossi a Bruce Springsteen, dai Rolling Stones agli U2, passando per Ligabue e Laura Pausini, fino a Pearl Jam, Depeche Mode e Muse. Il libro contiene la prefazione di Claudio Trotta e una serie di interviste: qui sotto riportiamo uno stralcio di quella a Mario Giusti. 

Milano, 28 novembre 2020 - Mario Giusti , classe 1951, nato a Trieste ma milanese d’adozione, già animatore di Radio Città e presidente dell’Ente Autonomo Milano Suono, fondatore nel 2000 della Friends & Partners con Ferdinando Salzano, è colui che ha avuto l’idea con Franco Mamone di aprire lo stadio di San Siro ai concerti e di invitare a suonare al Meazza Bob Marley. Giusti, intellettuale ed esperto d’arte, attualmente cura la Galleria Mario Giusti Hq-Headquarter in via Cesare Correnti a Milano. Come nacque l’idea di organizzare il concerto di Bob Marley a San Siro e lei che ruolo ebbe? "In quegli anni io avevo iniziato a operare nel campo dell’organizzazione musicale e lavoravo a Radio Città, una radio che aveva unito Radio Milano Libera e Radio Canale 96. Era una radio che aveva una sponda politica molto interessante e vivace e che il Partito socialista aiutava moltissimo. In quel periodo Claudio Martelli aveva messo in atto un’operazione politica che mirava ad avvicinare e dialogare con le frange non esageratamente bellicose della sinistra extraparlamentare. Un’operazione di grande riformismo culturale. Io fui il primo ad aderire e mi tirai dietro un sacco di gente". Cosa accadde poi? "(...) Io, a quel tempo presidente dell’Ente Autonomo Milano Suono, organizzavo già concerti a livello professionale e a un certo punto mi sono trovato con Franco Mamone a valutare una serie di proposte che arrivavano dall’Inghilterra. Mi ricordo che scegliemmo Bob Marley perché eravamo convinti che musicalmente fosse un fenomeno interessante e che ci avrebbe fatto guadagnare tanti soldi". Come si arrivò a scegliere San Siro per quell’evento? "Io ero molto amico dell’assessore comunale allo Sport Paride Accetti, perché entrambi appassionati d’arte. Quando insieme a Mamone firmai il contratto con Marley per la data milanese, andai subito da Paride e gli chiesi la disponibilità dello stadio di San Siro. Lui, da uomo strepitoso quale è sempre stato, fu entusiasta dell’idea fin dal primo momento. Accetti chiamò il sindaco Carlo Tognoli e pochi giorni dopo lo incontrammo. Il primo cittadino approfondì i termini dell’operazione e diede il via libera (...)". Ebbe modo di scambiare qualche parola con Marley? "(...) Andai nel tir che era stato adibito come una sala per riposarsi e dove poter mangiare qualcosa. Io e Mamone entrammo lì. Il locale era avvolto in una nebbia provocata dal fumo delle canne. Un effetto forte per uno come me che non ha mai fumato sostanze stupefacenti. Io e Franco ci sedemmo con Marley e parlammo un po’ (...). Quando fui fuori di lì, mi resi conto che ero completamente “fatto’’. Sono stato mezz’ora con questa ebbrezza particolare. Mi veniva da ridere, non tanto per l’effetto del fumo, ma perché pensavo: “Ma che razza di esperienza mi è capitata’’. Incredibile". Stralcio di un’intervista tratta dal libro “San Siro Rock’’ (Officina di Hank).

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