ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Quel che ci resta di Pino Daniele, Osvaldo Di Dio: “Vi racconto la sua chitarra blues”

Al Blue Note presenta l’omaggio inciso con alcuni collaboratori storici del cantautore

Osvaldo Di Dio, 44 anni, è un chitarrista e compositore originario di Napoli

Osvaldo Di Dio, 44 anni, è un chitarrista e compositore originario di Napoli

Milano – Dieci anni senza Pino. L’anniversario della scomparsa era il 4 gennaio, ma le iniziative in ricordo del “Musicante” sono iniziate a dicembre con la ripubblicazione dell’album omonimo nel quarantennale e dell’inedito “Again”. È nelle sale il docufilm di Marco Spagnoli e Stefano Senardi “Pino Daniele - Nero a metà”, e un altro documentario (con un altro brano inedito) dal titolo “Pino” è annunciato per il 19 marzo, giorno in cui Daniele avrebbe compiuto 70 anni. In mezzo “Blues for Pino”, il tonico tributo discografico, in uscita il 10 gennaio, che il chitarrista Osvaldo Di Dio presenta dal vivo al Blue Note giovedì affiancato da collaboratori storici del “mascalzone latino” quali Gigi De Rienzo, basso, Ernesto Vitolo, piano e Hammond, Rosario Jermano, percussioni, e Lele Melotti, batteria.

Osvaldo, perché questo progetto?

“Per me Pino Daniele è stato una figura fondamentale. Suono i suoi brani dall’età di 15 anni. Questa passione mi ha portato a fare il turnista in studio e sul palco con diversi artisti, fra cui Franco Battiato di cui sono stato l’ultimo chitarrista, fino al palco di “Pino è“, il concertone organizzato in suo onore al San Paolo nel 2018. È lì che ho fatto conoscenza con i suoi collaboratori storici riuniti in questo disco, tutti molto premurosi e convinti di riconoscere nel mio modo di suonare alcuni tratti stilistici che erano pure i suoi”.

La scelta più complicata dev’essere stato il repertorio.

“Questi dieci pezzi li abbiamo attinti soprattutto dai primi album, in cui la fusione del blues con la musica napoletana raggiunge il suo apice. Anche se per me tutti i lavori che ha pubblicato fino al 1995 si portano una ricerca seminale, poi ha cambiato sonorità andando verso il pop e l’ho seguito meno. Ma l’omaggio sta avendo riscontri così incoraggianti che non escludo un volume 2 e 3”.

Fra gli ospiti di “Blues for Pino” ci sono il chitarrista americano Robben Ford, Peppe Barra, Raiz e Mario Insenga.

“Conoscendone lo stile, ho pensato che Ford s’integrasse bene dando quel respiro internazionale che il blues di Pino merita”.

Gigi De Rienzo ed Ernesto Vitolo figurano pure in un altro progetto, “Nero a Metà Experience”, al Carcano il 27 aprile con Agostino Marangolo alla batteria.

“Io ho puntato sulla ritmica di Melotti che è stato il batterista di Pino per tutti gli anni Novanta e sulle percussioni di Jermano che, non tutti lo sanno, lo spinse verso il cantautorato spronandolo a scrivere testi, fino al loro incontro aveva in animo solo di fare il chitarrista...”

Nell’ album suona pure la sua Gibson ES-175/CC.

“Sì, nella conclusiva “I got the blues“. È la chitarra che suonò in tour e in studio durante le registrazioni di “Nero a metà“, “Vai mò“, “Bella ‘mbriana“. All’inizio degli anni ’90, Pino l’ha regalata a Ramazzotti. M’è capitata tra le mani durante una session in studio con Eros, gli ho raccontato il progetto e mi ha detto: “Te la presto“”.

Il 18 settembre in piazza Plebiscito, al concertone “Pino è - Il viaggio del musicante”, chi le piacerebbe applaudire?

“Sicuramente Eric Clapton: Pino è stato l’unico artista italiano a suonare al suo Crossroad Festival, ricambiato con un concerto assieme a Cava dei Tirreni. Quando è mancato, Eric gli ha dedicato un brano acustico sulle sue pagine web”.

Dieci anni dopo, come ricorda l’autore di “Quanno chiove”?

“Massimo Troisi diceva che Napoli è impossibile da raccontare nella sua totalità, ma ognuno di noi può solo metterne in luce un pezzetto. Ecco, io penso che Pino sia come Napoli e ciascuno possa (e debba) raccontarne una parte: io ho provato a farlo con la sua anima blues”.