
Nick The Nightfly
Milano, 13 marzo 2018 - Da Edimburgo a Milano, via Londra (e Brescia). Il rapporto che lega Malcolm Nick The Nightfly, al secolo MacDonald Charlton, all’Italia passa attraverso i microfoni di Montecarlo Nights e ai successi di un’avventura musicale che lega al palco del Blue Note alcuni dei suoi momenti clou. Nato a Glasgow, cresciuto ad Edimburgo, il dj, produttore, musicista scozzese ha fatto di Milano il suo centro di gravità permanente e il suo punto di osservazione sul mondo.
Nick, dove ha cominciato?
“A Londra. Abitavo a Shepherd’s Bush e mi esibivo nei pub del West End e di Green Park, zona molto bohèmienne al tempo. Passavo le giornate a far ascoltare la mia musica alle case editrici e una volta ho tentato pure con la Apple dei Beatles. È nata in quegli anni l’amicizia con alcuni ragazzi siciliani che, nell’82, m’avrebbe portato in Italia”.
Dove?
“A Brescia. La notte cantavo nei locali e il giorno insegnavo inglese nelle scuole suonando le canzoni di James Taylor, di Cat Stevens e di Donovan. Fra le prime conoscenze importanti nel mondo della musica c’è stata quella con Alfredo Golino, grande batterista che ha suonato con Pino Daniele, Eros Ramazzotti ed è stato a lungo direttore musicale di Laura Pausini”.
Ma a Milano come arrivò?
“Dopo anni di spola Brescia-Milano, per lavorare come corista nei dischi di Celentano (ho preso parte pure ai suoi concerti in Russia nell’87) di Antonella Ruggiero, di Shel Shapiro ed altri ancora decisi di trasferirmi a Milano. Cantavo pure jingles radiofonici e quest’attività creò i presupposti per l’incontro con Alberto Hazan, uno dei numi tutelari dell’etere italiano, che mi sottopose il progetto di un raffinato programma notturno su Radio Montecarlo che spaziasse dal jazz alla world, dal Brasile all’acid jazz”.
E lei?
“Venendo da un’altra cultura musicale, lì per lì non intuii le straordinarie potenzialità che quell’idea avrebbe potuto avere in Italia, ma accettai lo stesso. Fu la mia fortuna, visto lo stratosferico successo di Montecarlo Nights, trasmissione che ha contribuito all’affermazione di qua dalle alpi di grandi artisti come Pat Metheny, Andreas Vollenweider o Tuck & Patty. Sono convinto che, in Europa, un fenomeno del genere avrebbe potuto nascere solo in un paese curioso come l’Italia”.
Quali sono a Milano i luoghi della musica?
“Per me uno su tutti: il Blue Note, di cui sono direttore artistico fin dagli inizi. Quella fabbrica di tendaggi riconvertita nel 2003 in tempio del jazz da Paolo Colucci è un crocevia obbligato per la musica di qualità. E se Colucci l’ha portato ad essere quello che è oggi, la nuova proprietà Casta Diva Group di Andrea Di Micheli e Luca Oddo promette di spingerlo verso nuovi traguardi. Fin dall’inizio ho portato Radio Montecarlo dentro al Blue Note, grazie a quel Montecarlo Nights Live che ne fa, forse, l’unico locale al mondo a trasmettere in diretta radio tutti i suoi concerti più importanti. Un’avventura da film”.
Proprio questo mese cadono i quindici anni del locale di via Borsieri.
“Sì e li festeggiamo per quattro sabati di seguito con quattro eventi straordinari; il primo, dieci giorni fa, ha avuto per protagonista Paolo Fresu, mentre il secondo, sabato scorso, Nicola Conte e Jean-Paul “Bluey” Maunick degli Incognito. Il 17, invece, salgo in scena io accompagnato dal mio Quintetto e da due raffinate interpreti quali Sarah Jane Morris e Karima per offrire al pubblico un primo assaggio dell’album che intendo pubblicare entro l’anno. Il 24 marzo, infine, sarà la volta del grande Toquinho”.
La città è cresciuta?
“È cambiata drasticamente rispetto a quando sono arrivato, trovando un’energia nuova. Oggi Milano è una città internazionale, che vibra con la musica del mondo come New York, Londra o Parigi. Ci sono tanti eventi culturali e tanta arte”.
Quali sono i suoi posti dell’anima?
“La zona della Triennale, di Parco Sempione. Anche se mi reputo fortunatissimo di vivere all’Isola, un quartiere rinato, pieno di giovani, dove s’avverte una bella energia. Anni fa per respirare un certo clima dovevo andare sui Navigli, alla Darsena, mentre ora lo trovo pure sotto casa”.
Per il Nick musicista e dee jay, quale potrebbe essere la colonna sonora ideale di una giornata milanese?
“La città cosmopolita, che vive ad ogni ora del giorno, mi suggerisce qualcosa di molto cool come ‘Give me the night’ di George Benson, mentre la sua moderna eleganza è più vicina a ‘Take me to the alley’ di Gregory Porter e l’energia vitale alla carica esplosiva della ‘Uptown funky” di Mark Ronson e Bruno Mars”.