Nada: "Un nuovo album e un libro, ecco come progetto il mio futuro"

Stasera allo Spazio Polaresco di Bergamo, per raccontarsi in chiave intimista sul palco di Summer Revolution

Nada

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In quello zoo popolato da tigri, pantere, aquile e usignoli che è la canzone italiana, Nada Malanima è riuscita ad eclissare il 'Pulcino di Grabbo' dell’adolescenza dando voce alle sue urgenze di donna sia nel campo della musica che in quello del teatro e della narrativa. Ed è con questa allure di entità pensante allergica ad ogni tipo di classificazione che la cantrice dell’amore disperato, anzi "La bambina che non voleva cantare" come l’ha raccontata in tv la fiction di Costanza Quartiglio con Tecla Insolia, approda stasera allo Spazio Polaresco di Bergamo, per raccontarsi in chiave intimista sul palco di Summer Revolution.

Nada, mai riflettuto sull’amara preveggenza di un titolo come quella del suo ultimo album 'È un momento difficile, tesoro'? "Viviamo sempre momenti difficili, anche se questo lo è particolarmente. La pandemia ha fermato la ripresa del tour estivo nei teatri. Dopo un lunghissimo giro di concerti estivo e l’inizio della sua mini-coda teatrale sentivo il bisogno di fermarmi, ma avrei voluto deciderlo io, e invece…". In sanscrito Nada significa "suono". Pensa che sulla sua personalità abbia pesato più questo o il fatto di portare il nome di una zingara che predisse a sua madre un grande avvenire per la figlia che aveva in grembo? "Ovviamente il significato… ma la zingara ha avuto la sua importanza. Pure lo yoga, altra mia grande passione, ricerca il suono interiore. Evidentemente ero predestinata. Nella vita penso di non aver mai scelto qualcosa io, ma di essere sempre stata scelta dalle cose". Ora torna con la formula voce e chitarra, come nei concerti assieme a Fausto Mesolella di tanti anni fa. "Chiaramente non è la stessa identica cosa, perché è cambiato l’accompagnatore. Per anni ho evitato di riprendere quella formula, pensando che si fosse esaurita con l’improvvisa scomparsa di Fausto. Ma il tempo cura le ferite e ti fa capire che non puoi dissipare quanto di buono sei riuscita a produrre; e che non lo puoi fare proprio nel ricordo di chi non c’è più. Ci vuole un po’ di tempo per metabolizzare certi traumi, ma poi è bello trovare una vita nuova". Cosa c’è scritto nel suo futuro? "Un nome di città: Bristol. Dovevo andarci il 16 luglio ad incidere il mio nuovo album, ma la variante ci ha costretti a rimandare tutto a novembre". Di cosa parlano le nuove canzoni? "Molti pensano che avendole concepite durante la pandemia parlino di quella, ma non è così; parlano di noi, raccontando i tormenti, i dubbi, le ansie che ci accompagnano quotidianamente. E se questi sono argomenti della pandemia vuol dire che nei miei dischi un po’ ce n’è sempre stata". E la scrittura? "Sto lavorando ad un nuovo romanzo. Cinque anni dopo ‘Leonida’, mi sono buttata un’altra storia in cui non mancano risvolti personali, com’è normale che sia, visto che testa e cuore sono miei".  

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