
Morgan
Milano, 5 luglio 2018 - Il mondo “noir” di Giorgio Scerbanenco fa da sfondo al concerto con parole e immagini che Morgan porta questa sera allo Iulm sotto l’egida de La Milanesiana. Anche se la sua - premette - sarà un’esibizione focalizzata sulla città e la sua cultura in senso lato. «Scerbanenco è figlio di una Milano un po’ diversa da quella odierna – spiega – la Milano di Dino Buzzati, ad esempio, che aveva una piena leadership nel traino economico del Paese e la cosa le dava una rispettabilità assoluta, basta pensare ad un film come ‘La vita agra’ di Bianciardi. Dagli anni Ottanta le cose sono un po’ cambiate, ma la città ha mantenuto una dignità e una nobiltà d’animo molto belle. Pure ora è una città estremamente importante e viva, molto capace d’invenzione. Merito riconosciuto prima a livello internazionale che italiano. E questo ne fa l’epicentro culturale del Paese».
Cosa proporrà alla Milanesiana?
«Quindici anni fa ho pubblicato un disco dedicato alla mia città, ‘Le canzoni dell’appartamento’, che, approfittando dell’anniversario, intendo riportare sul mercato fra qualche tempo in forma ampliata; era concepito sul concetto abitativo dell’uomo e dell’individuo che trascorre la sua vita in questi alveari razionalisti incrociandola con quelle degli altri che vivono la sua stessa condizione».
Come?
«Per lavorare all’album affittai appositamente un appartamento a Città Studi entrato poi nella mia vita perché, oltre al disco, è in quel periodo che ho avuto mia figlia. Un album neoralista, organico, che provai a calare nella realtà che vivevo mettendoci pure numerosi rumori ambientali. Molto dello spettacolo per La Milanesiana sarà concentrato su quel disco, ma ci saranno pure degli inediti legati al rapporto tra la città e Leonardo Da Vinci, tra cui uno con miei continui flashback intitolato ‘La tua Milano’».
Perché?
«Perché si tratta di una storia d’amore in cui uno dei protagonisti uno nato qui e l’altro no, in cui la città è vista come una nebulosa da cui il non milanese vuol scappare come fece Leonardo andandosene in Francia».
A proposito di musica e letteratura, ispirandosi proprio al titolo di un romazo di Scerbanenco gli Afterhours incisero una decina di anni fa “I milanesi ammazzano il sabato”. Lei ha mai pensato di concepire un progetto su un lavoro letterario?
«Dalla narrativa, sono passato alla saggistica interessandomi di filosofia e dalla filosofia alla matematica. Così, mi piacerebbe affrontare in canzone il tema dell’intelligenza artificiale. Un mondo molto interessante sul quale stiamo costruendo il futuro. D’altronde sono un musicista e si sa che la musica è matematica. Prendi Iannis Xenakis, che ha portato l’architettura nella musica così come Bach ha fatto esattamente l’inverso».
Con quali risultati?
«Una volta a Los Angeles ho fatto un dj set ad un party esclusivo frequentato da produttori e attori, star varie del jet set americano. Ho messo Xenakis e s’è scatenato il caos, alcuni hanno iniziato a litigare, altri a ridere senza motivo, e questo perché certa musica non tocca solo le emozioni, ma il sistema nervoso».
Università Iulm, Milano. Dalle 15 proiezioni La morte risale a ieri sera (1970); Milano Calibro 9 (’72); alle 21 letture, a seguire concerto con parole e immagini di Morgan