Milano, il direttore Matteo Forte: "Lirico, regalo di Natale al pubblico"

Il direttore sul palco della Villa Reale di Monza: "Punto sulla storia da valorizzare e su una moltitudine di generi"

Il Teatro Lirico

Il Teatro Lirico

Milano - La ripartenza del Teatro Lirico è una delle sfide culturali milanesi più calde di cui si è parlato ieri alla Villa Reale di Monza nella cornice di “Dietro le quinte: le arti oltre l’emergenza”, l’evento organizzato da QN Quotidiano Nazionale, Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno con i protagonisti del teatro, della musica, del cinema e del turismo italiano. Riflettore puntato sul direttore Matteo Forte, intervistato dal direttore del Giorno Sandro Neri assieme all’assessore regionale alla Cultura Stefano Bruno Galli. Nato come Teatro della Cannobiana nel 1779, un anno dopo La Scala, il Lirico oggi intestato a Giorgio Gaber con un restauro da 16 milioni di euro ospita nella sua nuova conformazione 1.517 spettatori - 798 in platea, 505 in galleria, 120 e 36 rispettivamente nella prima e nella seconda balconata - ma anche ristorante con vista sul palco, una sala multimediale da 100 posti al foyer del primo piano, altre laterali, nuovi camerini e anche una sala prove con vista sul Duomo. Un teatro del popolo, come lo definisce Forte, destinato ad arricchire sensibilmente l’offerta culturale cittadina. Forte, siamo arrivati all’ultimo miglio? "Direi di sì. I nostri tecnici hanno iniziato a lavorare fianco a fianco con quelli comunali per i passaggi di consegne. Operazione che, trattandosi di una struttura di tredicimila metri quadri, ha una sua complessità". Tempi di entrata in servizio? "Ci auguriamo di chiudere il cantiere a dicembre per poter avviare l’attività già per Natale e Capodanno. Abbiamo individuato pure i gestori di bar e ristorante, entrambi eccellenze nei rispettivi ambiti ed entrambi rappresentanti della milanesità". Parliamo del lancio. "A breve intendiamo lanciare un contest per chiedere ai milanesi qual è il messaggio con cui vorrebbero accompagnare la riapertura del teatro. Mi spiego, se oggi volessi definire l’identità del Teatro Nazionale, probabilmente direi che è ‘il tempio del musical’. Stessa cosa mi piacerebbe che avvenisse con il Lirico Giorgio Gaber". E di cosa sarà “tempio” il Lirico? "Innanzitutto, il teatro ha una storia che va valorizzata, ma anche un futuro indicato nel progetto artistico presentato a suo tempo. L’intenzione è quella di spaziare attraverso una moltitudine di generi per abbracciare il più ampio pubblico possibile. Il co-direttore Renato Pozzetto mi sta dando una grande mano nella realizzazione del progetto". Poi ci sono i consulenti. "Sì, una rete che va da Enrico Intra per il jazz a Roberto Favaro per la musica classica e lirica, da Chris Baldock per la danza a Chiara Noschese per la prosa, ma anche J-Ax e Marco Pontini, vicedirettore di Radio Italia, per la musica leggera e i giovani. Ovviamente, tra le consulenze, non mancherà la Fondazione Gaber". In ventidue anni di chiusura il vuoto di programmazione lasciato dal Lirico è stato colmato da altre strutture. Che spazio intende (ri)prendersi il palcoscenico di Via Larga? "A me piacerebbe restituire alla città un teatro poliedrico. Gli altri teatri hanno tutti una loro identità e specificità che non racchiude la molteplicità di generi che invece noi vogliamo racchiudere al Lirico. La danza contemporanea, ad esempio, non ha più un suo ‘luogo’ milanese". Anticipazioni del cartellone in allestimento? "Il nuovo spettacolo di Ale e Franz, ‘Stomp’, i concerti di Gigi D’Alessio, Joe Jackson, Tiromancino, Ermal Meta, ma anche quelli dell’Orchestra dell’Accademica Teatro alla Scala". Che ruolo avrà la piattaforma “heArt”. "Data la situazione pandemica, se in primavera non avessimo avuto una piattaforma capace di unire artisti e team creativo di ‘Pretty Woman’, consentendo audizioni e valutazioni pure da remoto, ben difficilmente avremmo raggiunto il risultato. La coreografa stava in Svezia, il direttore musicale a Londra, la regista ad Amsterdam e quella associata a Roma. Nessuno può sostituire il rapporto diretto tra attori e produttori dello spettacolo, ma si può integrare con la tecnologia. Uno strumento del genere si presta al più diverso utilizzo. Tant’è che lo sfrutteremo anche per trovare il claim del Lirico". Teatro in ripresa, dunque. "Il 28 di settembre il Nazionale è stato il solo a riaprire con una produzione completamente nuova che impegna 24 attori, 14 tecnici, e 6 dello staff. Quindi un totale di 44 persone che lavorano sul progetto ogni sera. Un azzardo, ma è andata bene. Per me è fare impresa culturale; avere una visione a medio periodo e assumersene i relativi rischi".

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