Måneskin in concerto, sold out quasi tutte le date milanesi del nuovo tour

Tra scenografie imponenti e citazioni degli U2, la band romana risponde alle critiche su “Rush” con la forza dei numeri

I Maneskin

I Maneskin

È Måneskin-mania. Inutile cercare un posto per i tre concerti del 3, 4 e 6 aprile al Forum, perché Damiano & Co. hanno bruciato l’intera dotazione già da mesi, facendo schizzare alle stelle sul mercato secondario i prezzi dei pochi biglietti ancora in circolazione. Impresa vana, o quasi, cercarne pure per la prima data al Meazza del 24 luglio. Unica soluzione, accaparrarsi un biglietto per la replica del 25. Meglio affrettandosi, comunque, perché rimangono posti disponibili solo ai lati o sul terzo anello.

Alle dure critiche rovinate sulla sua ultima fatica discografica “Rush!”, infatti, il quartetto romano risponde con la forza dei numeri. Va detto che gli appunti degli addetti ai lavori al nuovo lavoro non sono gratuiti perché, soprattutto per quel che riguarda gli arrangiamenti, “Rush!” è un disco sbagliato. Ma la band c’è. Nobilitata qui in Europa da una mega produzione che riscatta quella un po’ francescana utilizzata nel Nord e Sud America, dove però gli eroi di “Zitti e buoni” sono costretti a fare i conti con spazi sicuramente meno imponenti delle arene che li accolgono da questa parte dell’Atlantico. Il cuore tecnologico del Loud Kids Tour Gets Louder è, infatti, un monumentale impianto luci che alzandosi, abbassandosi, cambiando di forma di continuo, diventa una sorprendente scenografia in movimento.

E poi ci sono loro, Victoria De Angelis, Damiano David, Thomas Raggi, Ethan Torchio, che tecnicamente hanno fatto passi da gigante rispetto agli esordi, sebbene la limatura di due o tre brani e qualche assolo di chitarra in meno (la “valentia” strumentale del buon Thomas è ancora tutta da dimostrare) non toglierebbero granché all’impianto dello spettacolo. Il più grande difetto dei Måneskin è pure una delle più evidenti ragioni del successo planetario che l’accompagna da un anno e mezzo: pescare un po’ ovunque, soprattutto negli stereotipi glam e hard rock anni Settanta-Ottanta. E pure in questo Loud Kids Tour Gets Louder con cui i Fab Four capitolini affrontano la prova del Forum la mancanza di un linguaggio originale finisce col lasciarli in balia di stereotipi vecchi e un po’ lisi.

Basta vedere Raggi suonare la chitarra coi denti nell’introduzione di “The loneliest” o a quel riflettore che Damiano punta sull’assolo dello stesso Thomas durante “For your love”, come Bono con The Edge nella sequenza più famosa del docufilm “Rattle & Hum”. Ma il cantante strizza l’occhio agli U2 già in apertura di spettacolo, quando, caduto il sipario scarlatto dietro cui infiamma assieme ai compagni in silhouette “Don’t wanna sleep”, inizia a cantare in un microfono piovuto dall’alto, come quello di un arbitro di pugilato al centro del ring, ricordando ancora il Bono Vox nel 360° Tour.

Damiano spiazza un po’ quando introduce “Beggin’”, con tono della voce annoiato, dicendosi stufo di cantarla. È stata proprio quella cover dei Four Seasons, infatti, a spianargli la strada tanto a X Factor che nelle “charts” americane. E poi se qualcuno ne rapporta il peso con certe cose più recenti il paragone si fa impietoso. La speranza, per il bene di tutti, è che se ne renda conto in fretta.

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