Mahmood nella redazione de Il Giorno: "Il mio sogno? Scrivere per Conte" / FOTO

L'artista fra i nuovi impegni e il tour

Mahmood

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Milano, 27 aprile 2019 - Stasera al Forum potrebbe succedere di tutto. Anche di ritrovarsi davanti il padrone di casa Sfera Ebbasta che, assieme a Fabri Fibra, Dardust e Mahmood, canta “Calipso” di Charlie Charles. In sole ventiquattro ore il brano ha già colonizzato le radio e Mahmood, anche se si limita ad una partecipazione, ne parla in termini entusiastici, come accaduto ieri in redazione al Giorno. Per lui, finito il tour de force di presentazione dell’album di debutto “Gioventù bruciata”, ultimi giorni di lavoro sul tour nei club in vista del debutto livornese di martedì prossimo.

Cosa serve, per vincere il Festival?

«Una bella canzone e l’attitudine giusta».

Da cattolico, se l’aspettava che “Soldi” l’avrebbero cantata pure in chiesa?

«Oddio, no. Però, a me che stavo nel coro di San Barnaba se avessero detto di cantare un pezzo di Stevie Wonder sarei stato felicissimo, capisco che ai bambini sia piaciuto farlo col mio brano».

All’Ariston il suo vantaggio su Ultimo è stato probabilmente nel fatto che lei non doveva vincere il Festival. Quanto pesano le aspettative?

«Questa cosa l’ho toccata con mano soprattutto a Sanremo Giovani con Federica Abbate. Lei è la più grande autrice italiana della sua generazione e in quella settimana mi sono reso conto di quanta pressione avesse addosso. E non è stata una bella sensazione».

Tornerebbe al Festival?

«No, perché non voglio star lì ad elemosinare altra popolarità da una manifestazione che mi ha dato tanto, anche troppo. Meglio lasciar spazio ad altri giovani».

Delle tante cose accadute in questi mesi, cosa l’ha colpita di più?

«Prima di Sanremo ho fatto un concerto all’Ohibò, che è un circolo milanese da 250 persone; non ero ancora quello di ‘Soldi’ eppure tutti già cantavano le mie canzoni. Una cosa che m’ha riempito il cuore».

Dal poter andar ovunque al non poter camminare più per strada, qualcosa cambia.

«Il bello di Milano è che si fa i fatti suoi. Due giorni fa ero in via Torino e la gente mi guardava, ma in pochi si avvicinavano. E senza invadenza».

“Hola (I say)” l’ha data a Mengoni ed è stato un bel successo. A chi altro scriverebbe una canzone?

«Mi piacerebbe scrivere, o cantare, o anche solo prendere un caffè con Frank Ocean, la mia passione più grande. Mi piace molto pure Rosalía, artista catalana in grandissima ascesa. Fra gli italiani uno su tutti, Paolo Conte».

Nel 2012 ad X-Factor era nella squadra della Ventura. Se Simona l’avesse chiamata a fare il coach di The Voice assieme al suo amico Gué Pequeno ci sarebbe andato?

«No. Ho fatto solo un disco e un ruolo del genere mi sarebbe sembrato prematuro. Non sarei stato credibile».

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