Jo Squillo sul palco del Lirico per i 50 anni della Cramps: "Gianni Sassi, il mio padre spirituale”

I ricordi di quando con le Kandeggina Gang era protagonista della scena milanese ‘Rock ’80’

Jo Squillo

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Milano - Cramps, storia milanese. Jo Squillo aveva solo dieci anni quando il visionario Gianni Sassi, assieme al socio Sergio Albergoni, all’editore Tony Tasinato e ad un grande promoter come Franco Mamone, crearono quella che sarebbe diventata un’etichetta-simbolo della scena musicale cittadina. Ma Jo-Giovanna (Coletti, come si chiama all’anagrafe) ne aveva ormai quasi diciotto quando Cramps pubblicò “Sono cattiva”, il suo primo 45 giri.

Ed è col cuore a quei tempi malati di pionerismo che l’ex anima ribelle delle Kandeggina Gang veste giovedì sul palco del Lirico Giorgio Gaber i panni della padrona di casa tra i ricordi virati di nostalgia di “Cramps Records 1972 - 2022” concerto celebrativo dell’era d’oro della scena indipendente milanese impreziosito dalle presenze del Patrizio Fariselli Area Open Project, Eugenio Finardi, gli Skiantos, Lucio Fabbri, Carlo Boccadoro, Andrea Tich.

"Sassi l’ho conosciuto il 7 dicembre del ’79 al Teatro Cristallo in via Castelbarco, oggi trasformato in un supermercato, al termine di un concerto per la scarcerazione di Iaro Novak in cui partecipavo con le Kandeggina assieme a gente come Battiato, Alice, i Kaos Rock", dice Jo Squillo ricordando i tempi in cui con le compagne si definiva “nociva, velenosa”, determinata a “sbiancare” la musica del passato per ripartire da zero. "Gianni, che era un uomo di carisma e forte progettualità, entrò in camerino chiedendo: siete pronte per incidere un disco? E noi: sì, ma quando? E lui: domani. Il giorno dopo ci mise nelle mani di Paolo Tofani, chitarrista degli Area, e con lui registrammo ‘Sono cattiva’".

Formidabili quegli anni.

"Appartenevamo alla cosiddetta generazione delle ‘K’. Noi eravamo le Kandeggina Gang, ma c’erano pure i Kaos Rock, gli Skiantos. Alcuni parlavano di ‘look generation’ ed effettivamente la nostra era una generazione che mostrava anche nel modo di porsi da che parte stava. Io, ad esempio, univo ai contenuti musicali un’estetica tutta mia: m’ero disegnata una maglietta col nome delle Kandeggina e mi facevo chiamare Squillo, perché vedevo un futuro sempre più condizionato dalla comunicazione telefonica. Smaniosa di suscitare emozioni non stereotipate, avevo i capelli verdi per mostrare di essere ‘green’ anche nel pensiero".

E Sassi?

"È sempre stato un po’ il mio padre spirituale. Mentre Demetrio Stratos, che avevo incontrato al centro sociale Santa Maria, quello artistico; grande maestro di sperimentazione, di ricerca, di non omologazione vocale".

Al Lirico condurrà la serata.

"Figurando tra i solchi di ‘Rock ‘80’, la compilation Cramps nata sulla scia del festival omonimo in cui trovarono posto diversi esponenti del la prima ondata del punk rock italiano, faccio parte anch’io di quella storia. Sassi ha contribuito ad espandere il mio pensiero, insegnandomi a mettere assieme arti diverse. Noi di ‘Rock ‘80’ eravamo meno ‘intellighenzia’ di altri protagonisti del tempo, ma arrivavamo al cuore lo stesso".

Quarant’anni di canzoni in direzione ostinata e contraria.

"Ho inciso oltre 150 pezzi elaborando percorsi vocali e narrativi sempre fuori dal tracciato, come si capisce, credo, pure da titoli tipo: ‘Ode al reggiseno’, ‘Voglio un microfono’, ‘Balla italiano’, ‘Ma chi se ne frega’ o quella ‘Violentami sul metrò’ scritta contro la violenza sulle donne da una posizione non vittimistica. Ribaltando i ruoli".

La celebrazione Cramps al Lirico cade pure nel cinquantennale del primo disco degli Area “Arbeit macht frei”.

"Nell’88 ho inciso nel mio album ‘Terra magica’ una cover di ‘Luglio, agosto, settembre (nero)’, brano di punta di quel disco che ha letteralmente cambiato la mia percezione musicale".

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