A Milano le ceramiche dell'artista Giacomo Alessi

L’argilla colorata di sole e mare: gioielli da scoprire

CAPOLAVORI Il grande Giacomo Alessi torna a Milano per svelare le sue creazioni uniche in ceramica

CAPOLAVORI Il grande Giacomo Alessi torna a Milano per svelare le sue creazioni uniche in ceramica

Milano, 12 aprile 22018 - Da Qal'at Ghiran, il Castello dei vasi, come gli arabi hanno chiamato Caltagirone, a Milano: «È un ritorno al futuro» riconosce Giacomo Alessi, il ceramista calatino che la Sicilia ha iscritto tra i Tesori Umani Viventi secondo la convenzione Unesco. Con la Lombardia conserva il legame forte di chi vi ha trascorso la felicità dell’infanzia: «La mia era una famiglia di immigrati. A Bariano, nella Bergamasca, ho fatto le elementari. E il sindaco continua a scrivermi gli auguri di Natale». Dalle parti di Brera, tra via Fiori Chiari e via Fiori Scuri e tra i tavolini del Bar Jamaica, gli entusiasmi da picciotto, gli incontri con gli ultimi grandi che ha amato: «Uno che ha scritto “Il nome della Rosa” e Gillo Dorfles. Sui Navigli, c’erano i Gufi a incidere il primo disco Fonit Cetra. L’ho ancora con me. Negli anni ’70 a Milano potevi colorare le nuvole». Tra Nord e Sud, assiduo l’andirivieni di Giacomo. Nell’officina di Caltagirone, si è stabilito ad applicare la propria immaginazione all’argilla «che si rifiuta di stare in piedi da sola», e l’ha colorata di sole e di mare. I risultati dell’alchimia si sono visti in giro per il mondo. Mostre da Parigi a Londra e Algeri. Nel 2016, alla Triennale di Milano il premio “Maestro d’Arte e Mestiere” istituito dalla Fondazione Cologni, che lo ha inserito nel Libro d’Oro dell’Eccellenza Artigiana Italiana. Ecco, non ci sono confini tra le forme del saper fare. E il design le riassume tutte.

Il design che ora rende Milano centro d’ineguagliabile attrazione o, in altre parole: «Un grande parco giochi». Dove le creazioni del mago (che continua a dominare la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria, come si fa da 2.500 anni) hanno trovato una vetrina. Davanti, sfila il mondo. Motore creativo dell’internazionalizzazione, il figlio di Giacomo, Claudio Alessi, ha già puntato la rotta verso il Nord Europa. E a Milano, in corso Magenta 12, ha stabilito l’avamposto. Per insegna, una civetta: simbolo di Atena, dea protettrice dei ceramisti (nel caso di Giacomo ha anche assunto le sembianze della moglie Giovanna, amministratrice). Durante la Design Week, e fino alla fine di maggio (tutti i giorni, ore 10- 20), è esposto un inventario mediterraneo. Vasellame per la tavola che è piaciuto all’attrice francese con più premi internazionali (certo, Alessi sa che nell’antichità i piatti non servivano solo per mangiare, ma per entrare in contatto con le forze misteriose della vita). E vari complementi d’arredo. Arcaici acroliti, palme saracene, 57 teste oro, omaggio al 57° Salone. Lussuose riedizioni, queste, della “grasta”, il vaso antropomorfo contenente una favola: «Ma non credete a quella della principessa siciliana che s’innamorò dello schiavo moro. No, in Sicilia l’avrebbero accoltellata! La storia vera - rivela Giacomo - la racconta il Boccaccio, con Lisabetta da Messina che nel vaso nasconde il suo amore, e vi fa crescere una pianta odorosa innaffiandola di lacrime».

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