
Franco Mussida, chitarrista e compositore, ha fondato il Cpm nel 1984
Milano – Più che la celebrazione di un anniversario, un nuovo inizio. La continuazione di un percorso iniziato nel 1984 e che Franco Mussida non ha mai smesso, grazie al suo team di collaboratori e docenti, di arricchire di nuovi contenuti e traguardi da raggiungere. "La domanda è: come dovrà essere il musicista di domani? E la risposta è in un’alleanza, la seconda da quando quest’avventura è cominciata, che comprenda, insieme ai musicisti, anche la cultura, il mondo del lavoro e delle aziende". Di più: "Serve un modello formativo nuovo in cui la parte umanistica della musica possa andare a compensare l’apporto tecnologico e creare un equilibrio dove sia il musicista a gestire la tecnologia e non questa a sopraffarlo". È solo uno degli obiettivi futuri del Cpm Music Institute, la scuola fondata e presieduta da Mussida e riconosciuta Istituto di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica dal Ministero.
Il Cpm , giunto al suo primo quarantennale, celebrerà la ricorrenza il 28 giugno al Castello Sforzesco di Milano (Cortile delle Armi) nel corso della Festa in Musica che vedrà sul palco un centinaio di studenti dei dipartimenti della scuola. Una realtà che guarda oggi a una dimensione internazionale e che vanta un programma didattico multidisciplinare esclusivo con 480 ore di lezione all’anno. "Nell’attuale anno accademico, ancora in corso, siamo già a 15.113 ore di corso, per un totale di 821 classi", sottolinea Loredana Pezzoni Mussida, che da 25 anni affianca il marito nell’organizzazione della scuola. "Ma al primo posto – sottolinea – c’è l’attenzione alla persona, il modo in cui seguiamo ogni ragazzo". I percorsi triennali e biennali consentono di conseguire il diploma accademico di 1° e 2° livello, titoli equivalenti a una laurea triennale e magistrale, riconosciute sul territorio nazionale e in tutti i Paesi europei.
«Una particolarità del Cpm – continua Mussida sfogliando il ricco album delle istantanee importanti – è quella di permettere l’incontro tra studenti, di lavorare in team puntando alla realizzazione di un sogno comune a tanti adolescenti. E non è successo solo a studenti eccellenti come Mahmood, Tananai, Renzo Rubino, Chiara Galiazzo. Molti musicisti che si sono formati qui, sono oggi ancora con noi come docenti". Il primo a calarsi in quei panni è stato proprio lui: "Io e i musicisti che mi hanno affiancato in quest’avventura siamo stati dei pionieri – racconta ancora Mussida – Perché questa scuola? Perché era necessario creare un’alleanza tra i musicisti e le persone che sentivano il bisogno di ralizzare qualcosa per i ragazzi. Nei conservatori non si studiavano né il jazz né la musica popolare. Un sistema formativo fuori dalla realtà. Noi, coraggiosi e testardi, l’abbiamo cambiato".