Francesco Bianconi: "Il mio viaggio sentimentale con i cantautori"

Da Guccini a Lolli a Baby K, Francesco Bianconi con il suo “Accade“ ripropone alcune perle. In attesa del ritorno dei Baustelle nel 2023

Francesco Bianconi

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Non è l’Italia di Sanremo contro quella della canzone d’autore. Primo, "perché penso di essere compatibile e parallelo alla musica del Festival". Secondo, perché una cartolina da Sanremo compare anche nel suo disco, con la cover de "La cometa di Halley", originariamente portata sul palco dell’Ariston da Irene Grandi. "Non mi piacciono le gare canore, se il Festival col tempo cambiasse formula chissà, un giorno potrei anche partecipare", scherza sornione Francesco Bianconi. Per ora, nell’orizzonte del frontman dei Baustelle, c’è un viaggio intimista e, perché no, sentimentale nella tradizione dei cantautori. Eletta schiera di cui anche lui è entrato a far parte con l’album solista "Forever", uscito due anni fa. "Francesco Bianconi Accade", titolo nel nuovo lavoro uscito in questi giorni in formato digitale e in arrivo in vinile, prosegue il percorso avviato col precedente lavoro e chiude in uno scrigno ideale alcune perle già interpretate dal vivo nell’ultimo tour e alcune scoperte di recente, anche per caso.

Come successo con "Playa", primo singolo estratto dall’album, riproposto in una versione inedita in duetto con l’autrice e interprete Claudia Judith Naum, in arte Baby K.. "Un brano che neppure conoscevo e che ho scoperto grazie a mia figlia", racconta Bianconi, che nel disco omaggia i grandi autori e interpreti della canzone: da Francesco Guccini a Luigi Tenco, da Claudio Lolli a Ornella Vanoni. "La scelta dei brani - precisa - è stata casuale e un po’ caotica. Nata dalla voglia di riappropriarmi di pezzi scritti per altri e di interpretare ogni brano mi passasse per la testa. Con l’unico obiettivo, stilistico e musicale, di riproporli tutti nella formula pianoforte-voce. Quasi fossero musica classica".

Quali gli artisti che sono stati importanti per la sua formazione di autore di canzoni? "Ivano Fossati, sicuramente. Anche nella veste di autore per altri interpreti. E poi Paolo Conte, che ha scritto canzoni bellissime per sé e autentici capolavori per altri. E infine Franco Battiato, per il suo essere oltre. Cioè molto di più di un cantautore". Tutti, però, rimasti fuori dal suo nuovo album. "Avrebbero potuto esserci. “Una storia inventata“, scritta da Battiato per Milva, era nella scaletta dei miei concerti. Di Paolo Conte mi piacerebbe registrare una cover. Magari “Tripoli 1969“, dal repertorio di Patty Pravo". C’è invece un brano di Francesco Guccini. Quali le vostre affinità elettive? "La musica di Guccini è un pezzo della mia vita. Nel senso che l’ascoltava mio padre e me lo fece scoprire che ero ancora bambino. Il brano che ho scelto per il disco, “Ti ricordi quei giorni“, l’ho sentito la prima volta a un concerto negli anni Ottanta. Ricordo quanto mi avesse toccato. È un brano struggente, molto vicino alla tradizione francese e a Jacques Brel e per questo molto nelle mie corde". Da Guccini a Lolli il passo è breve. "Lolli, invece, l’ho scoperto tardi. Reinterpreto “Michel“ perché più che un brano è un piccolo film che parla di amicizia e adolescenza". Perché un autore prolifico decide di dedicarsi alle cover? "A me ha aiutato a superare questi mesi di blocco dei concerti. Complice anche il fatto che ho lo studio di registrazione sotto casa. Le cover però funzionano solo quando hanno dentro qualcosa di te, della tua personalità. Devono essere credibili anche cantate da te". Cosa lega i vari brani, la malinconia? "Sì, ma in modo inconsapevole. Sono io, non i singoli brani, ad avere il blues dentro. Ho scelto quelli che mi assomigliavano". A maggio il nuovo tour. A quando, invece, il ritorno dei Baustelle? "Nel 2023. Ci stiamo già vedendo e abbiamo iniziato a scrivere. Il gruppo non si è sciolto. Semplicemente, tutti noi abbiamo percorsi artistici paralleli. Insieme e da solisti".

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