SILVIO DANESE
Cultura e Spettacoli

Filmmaker, l’arte del ciak

Grandi nomi da Herzog a Cavalier alla rassegna con 99 pellicole, 31 anteprime

Il regista francese Alain Cavalier

Milano, 15 novembre 2019 - Una volta, tre decenni fa, Filmmaker tastava il polso al cinema milanese che rifiutava lo standard di Cinecittà, e intanto promoveva gli autori affermati di oggi, da Soldini a Bigoni, da Zaccaro a Soldi, mentre Nichetti era già l’anti-Moretti. Oggi, e da diversi anni, Filmmaker è un quotato e corposo Festival di proposte internazionali a vocazione documentaristica, come chiede una ormai stabile produzione, un regime culturale e anche un mercato: sei sezioni, il Concorso Internazionale, Prospettive, il Fuori concorso, Filmmaker Moderns, Fuori formato, “Alain par Cavalier”, l’omaggio all’autore francese del premiato “Therese”, 99 titoli, di cui 31 in anteprima assoluta, 3 in anteprima europea e 26 in anteprima italiana (da oggi tra Beltrade, Arcobaleno e Film Tv Lab, programma completo su filmmakerfest.com).

Si apre con un pezzo d’oro, il nuovo doc di Werner Herzog “In the Footsteps of Bruce Chatwin”, che uscirà nelle sale nel 2020 (distribuito da Feltrinelli Real Cinema e Wanted), percorso nell’amicizia inevitabile e duratura tra lo scrittore di “In Patagonia” e il regista di “Fitzcarraldo”, i «camminatori» di una cultura fuoriclasse del viaggio tra popoli&storia: in spalla l’inseparabile zaino di pelle che l’amico gli lasciò, Herzog ci porta da un brontosauro in Patagonia alle caverne preistoriche di Punta Arenas. Nella corrente tematica «cinema interdisciplinare», quest’anno spicca tra i 9 film in concorso un dialogo fra le arti, per esempio con “In Wonderland” della francese Marie Losier, beniamina del MoMA e di Filmmaker (che le dedicò la retrospettiva 2016, l’argentino “Parsi” di Eduardo Williams e del poeta Mariano Blatt. E, apparentati sin dal titolo, due film che condividono il racconto dell’ansia da auto-rappresentazione fra reale e virtuale: “Present. Perfect” del cinese Zhu Shengze, premiato al Festival di Rotterdam, e l’italiano “Piuccheperfetto” di Riccardo Giacconi.