
Spettacolo teatrale 'Non posso aspettare domani'
Milano, 7 marzo 2016 - Due moire raccontano il destino intrecciando i fili di un telaio e scorrendo lentamente la matassa di un gomitolo. Un gruppo di donne sta per iniziare un lungo viaggio verso nuovi lidi di speranza in compagnia di una maschera che prefigura l’altro da sé, da temere o incontrare dopo aver solcato il mare, lasciando il noto alle spalle per conoscere l’ignoto. Per celebrare la Festa della donna, la compagnia teatrale ‘Nonsolomamme’, nata da un progetto della cooperativa LaFucina e in collaborazione con il Comune di Vimodrone, ha deciso di rispolverare gli studi classici per parlare di un dramma reso attuale dalle tragedie dei tempi nostri: l’odissea dei migranti e la loro voglia di riscatto oltre la fuga.
‘Non posso aspettare domani’, presentato ieri a Villa Scheibler, a Milano, in occasione delle celebrazioni dell'8 marzo, è un gioco sottile tra vita e destino, cantato dalle divinità e accompagnato dalle preghiere delle protagoniste, pronte a sfidarsi per costruire un futuro altrove. “Tutto nasce da un’iniziativa della Caritas - spiega Milena Rivolta - regista della rappresentazione teatrale - e noi abbiamo deciso di accettare proponendo un tema difficile, ma strettamente attuale, partendo da alcune storie vere sulle quali abbiamo poi costruito una drammaturgia cimentandoci con parole e danze”.
Non un evento isolato. LaFucina, nata nel 2001, è infatti un laboratorio di idee che cerca di promuovere percorsi formativi in ambito sociale e che conferisce al teatro un valore civile combinando giochi di espressione corporea e improvvisazione, così da coinvolgere lo spettatore. “L’esperienza più forte è stata il racconto di due ragazze somale - continua Rivolta - e il nostro spettacolo è anche un modo per far capire quanto sia importante accogliere e ascoltare l’altro”. Anche perché, dopo mille traversie, spesso il viaggio più difficile è il momento dell’arrivo: “La nostra terra inghiottita non esiste sotto i piedi/ nostra patria è una barca, un guscio aperto. / Potete respingere, non riportare indietro, / è cenere dispersa la partenza, noi siamo solo andata”, scrive Erri De Luca.