Demetrio Sartorio, talent scout dietro le sbarre

Produttore dei primi due album de Le Vibrazioni, a Bollate ha scovato Boomer e il trapper Ice: di quest’ultimo pubblicherà “Free“

Demetrio Sartorio

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Lui li chiama “residenti”, sono gli ospiti del carcere di Bollate a cui la musica sta dando una nuova possibilità. Lui è Demetrio Sartorio, produttore dei primi due album de Le Vibrazioni e di diverse “promesse” fra cui Erika Blu e senza-cri (tutto rigorosamente minuscolo), e la Peachead Records la sua nuova scommessa. "Oltre oceano la cantautrice Ani Di Franco ha prodotto ‘Long time gone’, album scritto e realizzato da carcerati, mentre in Inghilterra il fenomeno discografico del momento si chiama InHouse Records, etichetta nata dietro le sbarre e divenuta un riferimento della musica urban" spiega il cinquantaquattrenne produttore milanese.

Chi o cosa l’ha portata ad incrociare il mondo carcerario?

"È stato Enrico, un mio ex compagno di scuola condannato ad una lunga pena detentiva, quando cinque anni fa ha pensato di coinvolgermi in Zerografica, progetto editoriale da mettere in campo assieme ai compagni. Ho lavorato per organizzarli in cooperativa".

E poi?

"Sapendo che fuori di lì facevo il discografico, i detenuti mi hanno invitato a visitare le sale-musica dell’istituto. In quella del 4° reparto ho trovato un gruppo heavy metal eccezionale, con un pezzo fortissimo. Quando ho scoperto, però, che ci suonava un membro delle Bestie di Satana mi sono tirato indietro. Al 7° reparto, invece, i miei interessi si sono appuntati su Boomer e sul trapper Ice che diventeranno le prime produzioni mie e di Didde, al secolo Marco Guarnerio. Iniziamo la settimana prossima pubblicando ‘Free’ di Ice".

Cosa pensa la Direzione dell’iniziativa?

"Nel corso del progetto al carcere di Bollate sono cambiati tre direttori. Quando l’ultimo, appena insediato, è venuto a farsi un’idea di quel che stavamo facendo, s’è stupito del risultato e della scelta di creare un’etichetta che sviluppasse all’interno della struttura detentiva i mestieri della musica, creando non solo artisti, ma anche tecnici, fonici, ora riuniti nel collettivo InOut".

Dopo “Free” arriverà “Il coraggio di morire”.

"Sì, un pezzo personalissimo in cui Boomer racconta quando, ad 11 anni, s’è avvicinato dalla criminalità iniziando la discesa all’inferno da cui prova a tirarsi fuori ora. È stato questo il pezzo che mi ha convinto di tentare l’avventura".

Di cosa parlano le altre canzoni?

"Sono tutte ingrandimenti di pezzi di vita, ‘Avanti un altro’, ad esempio, racconta come l’aspirazione a diventare un ‘capo’ comporti la necessità di sopraffare quello precedente, mentre ‘Malandrina’ fa gelare il sangue citando il giuramento d’ingresso nell’onorata società".

Tenuto conto che stiamo parlando di carcerati, in caso di successo bisognerà aspettare il fine pena per vederli in tour.

"Ci sono i permessi. E la tecnologia. Trovati i musicisti si potrebbe anche immaginare un concerto in ologramma". Sì, come quello degli incensurati Abba.

 

 

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