L'INIZIATIVA / Parole e pensieri ai tempi del coronavirus: "Lavoro"

Hanno scritto per noi, tra gli altri, Andrea Bocelli, Giorgio Armani, Giovanni Malagò, Ettore Messina, Elio Franzini e Gianni Canova

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Milano, 29 aprile 2020 - Una parola al giorno per trenta giorni, un mese di riflessioni e pensieri che andranno a costruire una "letteratura del ricordo". È l’invito che Massimiliano Finazzer Flory, regista e attore teatrale, lancia ai lettori in collaborazione con Il Giorno. Il drammaturgo propone una parola di stretta attualità legata al Covid-19, invitando i lettori a scrivere un breve pensiero (600-700 battute) in merito. Le riflessioni, da inviare all’indirizzo mail redazione.internet@ilgiorno.net, saranno pubblicate online e contribuiranno a costruire una memoria collettiva di com’erano la Lombardia e l’Italia ai tempi del coronavirus, accanto ai contributi che di giorno in giorno manderanno alcuni personaggi della cultura e dello spettacolo.

La parola odierna è LAVORO. Fino ad ora hanno scritto per noi:Giorgio Armani, Andrea Bocelli, Salvatore Veca, Ornella Vanoni, Dan Peterson, Antonella Boralevi, Quirino Principe, Gabriele Lavia, Laura Valente, Maria Rita Parsi, Gianni Canova, Gianni Quillico, Silvia Pascale, Stefano Bruno Galli, Edoardo Zanon, Fabio Scotto, Gilda Bojardi, Ico Migliore, Marconcini Alberto, Roberta Pelachin, Rosario Pavia, Ettore Messina, Giovanni Gastel, Edoardo Boncinelli, Giulia Carli, Pino Farinotti, Stefano Boldorini, Alberto Mattioli, Alberto Uva, Alessandra Miorin, Roberto Cacciapaglia, Sabrina Sigon, Angelo Argento, Anna Maria Cisint, Ilaria Guidantoni, Ivano Giulio Parasacco, Lavinia Colonna Preti, Letizia Moratti, Massimo G. Cerutti, Paolo Del Brocco, Pierluigi Biondi, Jacopo Rampini, Roberto Zecchino, Carlo Robiglio, Salvatore Carrubba, Corrado Sforza Fogliani, Giulio Giorello, Lorenzo Maggi, Alessandro Daniele, Alberto Mingardi, Monica Stefinlongo, Cesare Balbo, Elena D'Incerti, Giuseppe Mojana, Giulia Malaspina, Marco Nereo Rotelli, Michela Lucenti, Silvano Petrosino, Alessandra Marzari, Ariane, Deborah Cocco, Filippo Del Corno, Michele, Alessandro Pancotti, Maria Giulia Comolli, Franco Masanti, Alessandro Gabrielli, Girolamo Sirchia, Santo Rullo, Alessandro Daniele, Dori Ghezzi, Katia da Ros, Antonio Francesco Pollice, Maria Pia Ciaccio, Red Canzian, Cristina Veronese, Barbara Dei Rossi, Paolo Coppo, Carolina Labadini Mosti, Spartaco Rizzo, Roberta Usardi, Claudio Formisano, Roberto Rinaldi, Alberto Marconcini, Ilaria Massi, Giuseppe, studente di filosofia all'università Vita-Salute San Raffaele, Cristina Settanni, Cristina Salvador, Carmen, Alex Salmini, Eugenio Astorino Tutoli, Sofia Aloi, Lory, Cristina Barletta, Rosanna Calò, Graziano Camanzi, Raffaella, Miriam Merlo, Clara Canna, Riccardo, Fabrizio Gramigni, Luciano Vacca, Giorgio Piccaia, Elio Franzini, Franco Farinelli e Pier Paolo Bucalo.

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Parafrasando un famoso aforisma di Joseph Conrad che recita “come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo dalla finestra sto lavorando?” noi del cinema abbiamo lo stesso problema quando siamo davanti ad uno schermo. La parola lavoro, quindi, per chi ha nell’immateriale la materia prima della propria attività, ha un significato particolare. E in tempi di lockdown e di distanziamento sociale il nostro lavoro, che è rivolto ad aggregare e ad assembrare, ed è intessuto di relazioni personali, nel senso di fisiche, ha d’improvviso subito un brusco scuotimento. Sale cinematografiche chiuse, set bloccati: non rimane che “guardare dalla finestra” immaginando e sognando il lavoro che verrà.

Giampaolo Letta, Amministratore Delegato Medusa Film

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Lavoro è fatica e impegno organizzato, finalizzato alla realizzazione o produzione con un ritorno in termini di remunerazione, che qualifica il mestiere e la professione non come una qualsiasi attività. E’ la realizzazione della persona nella società perché il lavoro assegna una posizione, un ruolo all’uomo. E’ insieme e lo è stato per molto tempo sinonimo di fatica e di obbligo: nell’antichità solo il popolo e gli schiavi lavoravano; poi con il sorgere della borghesia tutti – tutti tranne i nobili – sono diventati lavoratori, dando al lavoro una sfumatura diversa. L’attività della realizzazione e non solo della sussistenza, della soddisfazione al di là del guadagno. Fino a diventare un nuovo obbligo esteso a tutti, necessità intima del poter avere un ruolo riconosciuto. E’ in qualche modo la palestra dei diritti umani con l’organizzazione sindacale e dell’organizzazione del tempo perché la maggior parte della vita si passa al lavoro. Il problema non è lavorare tanto ma lavorare bene e poter approfittare di quello spazio vuoto detto tempo libero, perché vuoto non sia e perché quel tempo resti il nostro centro. E’ in fondo il ritmo della natura, dei suoi cicli che i monaci della regola ora et labora avevano ben compreso, regola che potrebbe essere declinata anche nella vita laica. Il lavoro può nobilitare come si è detto strumentalmente o rendere liberi ma anche schiavi. Poter scegliere è la vera libertà, sapendo che per l’uomo non è mai assoluta.

Ilaria Guidantoni, giornalista e scrittrice del Mediterraneo

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Che lavoro fai? Sono un pittore e sculture. Sì, ma per vivere che lavoro fai? Pochissimi pensano che produrre arte sia un lavoro utile per la comunità, tutt’al più un hobby.

In questa pandemia, specie in Italia, gli artisti viventi non sono considerati. Magari da morti per speculare sul loro lavoro. Ebbene sì, sono un figlio di un Dio minore e non mi arrendo!

Sospesi nell’aria viaggi senza volto ne confini ne regole verso casa e penetri con mani nel corpo singolo in assenza d’equilibrio e di responsabilità e sempre in movimento aleggi surreale invisibile nelle città e piazze deserte ti incontro a tutte le ore rubi il tempo alla vita e sei scuola per noi bambini e nella paura d’accoglienza e complice la nostra apertura disponi di me di noi, identificati svelati scopriti e sarà liberazione e ricerca di partenza e la compagnia non sarà rischio ora dacci il pane quotidiano della lettura e con il lavoro di squadra faremo l’impresa!

Giorgio Piccaia, artista

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Lavorare durante una pandemia: una bella sfida per la mia generazione abituata alle riunioni fiume, a comprimere il proprio tempo libero per orari di lavoro dilatati e spesso complicati dagli spostamenti, alle agende overbooking che viene mal di testa solo a leggerle. Di colpo da soli, senza colleghi, collaboratori, assistenti, siamo diventati Smart workers abituali in video conferenza e collegati da remoto con i nostri pc. Improvvisamente abbiamo imparato che si può lavorare da casa forse meglio e con meno stress, con tempi più flessibili e, soprattutto, una migliore sostenibilità ambientale. Questa esperienza dovrà diventare una buona pratica di lavoro per tutti, ma mai come oggi sono consapevole di quanto vale uno sguardo, una stretta di mano, un sorriso di un collega o di un collaboratore perché le relazioni umane e sociali sono la vera infrastruttura di connessione che genera crescita in tutte le organizzazioni.

PierCarla Delpiano Presidente Fondazione Stelline

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Un giorno in vacanza mi alzai molto presto ,

Arrivai pronto abbigliato a far colazione .

Qualcosa di nuovo sentiva nell'aria ,

Gli sguardi diversi , i gesti più seri .

Avevo sognato di volare a cavallo ,

Con un'armatura e costruire un castello.

Mia madre disse "devi andare al lavoro",

"E' giunto il mio momento di fare valore".

Silenzioso sgusciai dalla stanza al balcone , 

Di solito a quell'ora passava Lorenza ,

Elegante e spedita andava in azienda ,

L'impulso di scendere a pedinarla !

Oggi impotente da una strana finestra ,

Vedo i più come me dietro i vetri e

Ancora ammiro chi sfida la strada ,

Per far del lavoro una vera missione .

All'epoca ero nella mia stanza ,

Avevo fretta di cambiare vestito ,

Con penna riempire un foglio si bianco , 

Per dire al mondo e a me stesso chi sono .

Anna Rosa

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L’antico motto è già Poesia

“Il Lavoro Nobilita l’Uomo”

e aggiungo umilmente io 

l’assenza di Lavoro

debilita l’autostima dell’uomo

mentre la miseria lurida

ne fa coriandoli minuscoli

Fu così che le migliori menti

assieme ai pochi politici illuminati

selezionarono esploratori scelti

giunti da ogni angolo del globo

per la battuta di caccia decisiva

Giocando il tutto per tutto

scovare rarissimi esemplari

di veri lavoratori ancora esistenti

specie in acclarata via d’estinzione

per disinteresse suicida della società

Già braccati da salari affamati

licenziati dall’artificialità intelligente

oppressi dal senso d’inutilità

disintermediati dai propri figli meccanici

vessati dallo Stato cannibale

e ora disinnescati dall’invisibile malattia

Giorni e notti interminabili

nella foresta tanto silenziosa

che nessuno v’era più uso 

Finché lo sparuto gruppo di resistenti

fu trovato nutrito e rincuorato

dell’eroico coraggio di ripartire

La voglia di tornare a lavorare

e di crescere per contare

si diffuse d’incanto come un virus

contagiando positivamente 

chiunque avesse speranze riposte

cosicché la lana e la seta 

da separate in casa 

tornarono ad aver pari dignità.   

Stefano Boldorini

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Il lavoro, per tanti ora vacillante, debole ,perso; non dimentichiamo la sua straordinaria potenza, lavorare per vivere per far vivere.

Il lavoro è ovunque, ogni azione, modesta che sia è lavoro. Il lavoro è connaturato col nostro essere uomini.

Non si è veramente vissuto se non si sente di aver lavorato ,di aver dedicato qualcosa di se.

Nel lavoro c’è speranza di vita, c’è speranza di ripartenza, di ritornare, di rivedere una luce nell’ombra.

Teniamo teso questo filo e ad esso fortemente aggrappiamoci, non lasciamo che si sfianchi la dignità dell’essere, dell’esistere ,di essere artefici  di vita.

Nel lavoro c’è il senso della nostra appartenenza, di essere comunità, cuore pulsante di ogni società.

Antonio Nocerino

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Che soddisfazione era vedere in piazza i trattori dei coltivatori all'ora della funzione, come se volessero anche loro entrare in Duomo in cerca di redenzione. 

L'entrata era ornata come le nostre tavole il dì di festa dove anche gli agricoltori si sedevano a godersi la loro meritata siesta dopo sei giornata di lavoro. 

Com'ero fiera di quella zia dai capelli naturalmente ondulati, quando la vedevo salire con le sue belle gambe sul trattore, che guidava con abnegazione e tutt'intorno a guardarla con ammirazione

Giovanna 

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Ancora di salvezza in tutti i momenti bui dell’esistenza. Quante volte ti ha obbligato a uscire di casa e ricacciare indietro i magoni della vita? Quante volte ti ha dato una stampella per contare un passo dopo l’altro e uscire di casa? Ora è l’aria più respirabile che c’è, mentre fuori infuriano parole da romanzo, da cronaca di un altro mondo, da saggistica: emergenza, pandemia, economia di guerra. Adesso che un lessico che non era mai entrato nella tua vita si è guadagnato, prepotente, un suo posto, il lavoro è più che mai il salvagente di un mare in tempesta. Ne hai insegnato per anni il valore, hai detto mille volte che non c’è lavoro senza skills –così si usa dire- e soprattutto non lo hai mai immaginato se non associato all’unica parola con cui si sposa bene: dignità. Da qualche mese hai accettato la sfida di costruirne una forma nuova ogni giorno. Avevi un lavoro costruito sull’asse portante della relazione adesso ne hai uno di mediazione: in mezzo il tuo pc, prima compagnia occasionale, ora insostituibile presenza. Scuola a distanza si chiama da un po’ di tempo in qua, scuola attiva la vorresti tu a dispetto delle circostanze. Speri che non si snaturi, speri che colga l’occasione di diventare una scuola più bella, più fruibile e più giusta e intanto non molli l’ormeggio perché, quale che sia la sua definizione, l’acronimo che la connoterà, rimane il tuo impiego: via maestra per aderire alla realtà, per avere un ritmo, sentirti in equilibrio. Ti alzi, ti vesti, ti prepari, ti spendi, ci credi. Finché ci credi, smart o no, è un lavoro. E tu sei viva.

Elena D’Incerti

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