Coronavirus, Del Corno: "Lo spettacolo di Milano per tornare a vivere"

"Sala sia il sindaco della ricostruzione del ’21"". L’assessore alla Cultura per ora non taglia più nastri. E svela i piani per riportarci alla socialità, con lentezza

L’assessore comunale alla Cultura, al secondo mandato, Filippo Del Corno, 50 anni

L’assessore comunale alla Cultura, al secondo mandato, Filippo Del Corno, 50 anni

Milano, 14 marzo 2020 - Milano, come un pugile su onato, che prende un tremendo pugno dall’avversario nei primi minuti rimanendo stordito. Milano, se preferite, come una rossa Ferrari, lanciatissima, città del turismo e della cultura (finalmente!) che si schianta contro un nemico invisibile, il virus. Di colpo tutto finisce e c’è chi si ritrova quasi "disoccupato", al tempo del coronavirus. Una condizione insolita, inaspettata anche per Filippo Del Corno, l’assessore alla Cultura di Milano che in questi anni ha tagliato più nastri - dalle mostre di respiro internazionale ai festival di musica e di letteratura - di quanto abbiano fatto tutti gli altri componenti della Giunta messi insieme (tranne il sindaco).

Dall’agenda piena zeppa di impegni a niente, assessore sono momenti difficili per tutti... "Come posso negarlo? Ma sin da subito ho lanciato un hashtag che è stato consapevolezza e responsabilità e al quale mi sono subito ispirato. Quindi, da un lato la consapevolezza che l’emergenza sanitaria che incontravamo era autentica e, dall’altro, la responsabilità di capire che per combattere un virus così ci vuole la squadra, e chi comanda sono i medici e gli scienziati. La cultura non è solo umanistica, artistica, ma anche cultura scientifica, rigore della ricerca. E i veri luoghi di cultura, in questo momento, sono gli ospedali, i centri di ricerca. In Comune in questi giorni stiamo facendo un lavoro sotto traccia, invisibile, per quando Milano tornerà a brillare. Un lavoro importante, in connessione con le altre istituzioni per tutelare e contenere al massimo la sofferenza di un settore, quello culturale, che impegna tante professionalità diverse".

Cosa avete in serbo per il rilancio di Milano? "Stiamo riprogrammando l’attività con alcune manifestazioni che in questi anni hanno segnato l’orgoglio di Milano. Immagino che se la curva epidemiologica dovesse rispettare le previsioni, e quindi a metà maggio la città tornerà alla piena normalità, Piano City sarà una bellissima occasione per segnare la ripartenza. L’altra idea è Lo spettacolo di Milano, una giornata nella quale teatri, cinema e auditorium possano aprire in contemporanea con concerti e spettacoli per tutti per festeggiare il ritorno di questo straordinario strumento di cultura, socialità e di civiltà che rappresenta per Milano lo spettacolo dal vivo. Segnerà il ritorno alla normalità del rapporto fra pubblico e spettacolo e della socialità. Stiamo pensando anche di prorogare le mostre di Palazzo Reale, come su La Tour e l’altra sugli Egizi. Il palinsesto culturale dedicato alle donne occuperà anche i primi sei mesi del 2021. Nei prossimi giorni lanceremo, con la collega Cristina Tajani, un programma “Milano Collabora“: centralizzeremo in una piattaforma online tutte le iniziative culturali e sociali".

Milano ce la farà? "Certo. Ma dobbiamo spostare il tiro delle nostre riflessioni. Dovremo chiederci se ce la faranno le città del mondo. È un fenomeno globale. Che ci dice che le metropoli sono soggetti fragili nel momento in cui vengono colpite da epidemica come questa. Non cerchiamo ricette facili, non dobbiamo avere fretta. Penso che quello che doveva essere un appuntamento celebrativo, il World Cities Culture Summit che confermiamo come data dal 28 al 30 ottobre, sarà un forum “di ripensamento”. Fare della fragilità un parametro costante di valutazione della validità delle nostre politiche culturali e sociali".

Il virus ci sta cambiando? "Far finta di niente è impossibile. Però che belle le reazioni dei cittadini, l’applauso ieri a mezzogiorno, la musica dai balconi, quante forme spontanee di comunità! C’è poi il grande tema politico della ricostruzione...".

Quale? "Il 2021 sarà per Milano l’anno della ricostruzione, a Sala ho chiesto con molta franchezza se vuole essere il sindaco con questo grande compito. Lui ha spesso parlato della necessità di una discontinuità anche nel modo di lavorare come sindaco. E io gli fatto presente che la discontinuità è arrivata, per un agente esterno ed impensato. Sala ama le sfide". Sindaco, non è più tempo di indecisioni.

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