Suoni, mostre, incontri: a Milano è Contaminafro

Alla Fabbrica del Vapore fra i grandi nomi Vieux Farka Touré, figlio di Ali, leggenda del blues

Vieux Farkà Tourè

Vieux Farkà Tourè

Milano, 18 giugno 2019 - Contaminafro, il Festival delle culture contemporanee, da oggi al 29 giugno alla Fabbrica del Vapore, prende il via con l’acclamato il bassista camerunese Richard Bona, in scena col chitarrista madrileno Antonio Rey per presentare, in prima nazionale, il loro nuovo progetto “De La Frontera”. Bona è una delle stelle di questa edizione 2019 della rassegna, aperta per la prima volta pure ai suoni e agli artisti del continente asiatico. L’altra grande presenza di un cartellone ricco pure di mostre, incontri e workshop - in cui figurano fra gli altri Trilok Gurtu, Sidiki Kamara, l’Orchestra della Notte della Taranta, l’Ensemble camerunense Mo’o Music e la cantautrice Ylenia Lucisano accompagnata alla chitarra da Renato Caruso - è Vieux Farka Touré, figlio della leggenda del blues maliano Ali Farka Touré in concerto giovedì prossimo. Farka Touré spiega che oggi in Mali la gente non ha tempo di guardare la tv perché impegnata nei lavori in fattoria e quindi la musica è la sua grande valvola di sfogo. Anche se poi le cose non stanno esattamente come sembra.

Vieux, ha detto che suona in Mali solo una o due volte l’anno e, quando accade, il pubblico è composto prevalentemente da bianchi. Perché?

«Forse a Bamako non vengono a vedermi solo bianchi, ma il mio stile musicale non è molto popolare tra i ragazzi. Penso si tratti di un fatto generazionale. I miei connazionali più giovani subiscono l’influsso del pop americano, di quello europeo e persino di quello proveniente da paesi vicini molto attrattivi come la Nigeria. Per fortuna nella nostra cultura ci sarà sempre un posto di primo piano per la musica tradizionale e per brani come i miei, a prescindere dai gusti e dalle mode del momento».

Quanto ha contato per lei l’esempio paterno?

«Molto, moltissimo. Mio padre rimane la persona più eccezionale che abbia mai conosciuto, quella che ha plasmato la mia esistenza».

Lei ha iniziato a suonare la chitarra molto tardi.

«Già, attorno ai vent’anni, quasi fuori tempo massimo. La chitarra è sempre stata il mio sogno, seppur mitigato dall’ansia dovuta all’enorme pressione che avrei dovuto affrontare per essere il figlio di Ali».

Oltre al compositore israeliano Idan Raichel, con cui ha dato vita ad un collettivo di grande successo, quali sono state le sue esperienze più importanti?

«Sicuramente l’aver lavorato nella band di Toumani Diabate. È stato per me un grande mentore».

 

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