FEDERICA PACELLA
Cultura e Spettacoli

Angelo Branduardi e il Cantico di Francesco: “Accoglienza e amore per l’ambiente. Il Santo parla al nostro tempo”

Il cantautore al debutto con “Il Cantico“ a Brescia dal 7 marzo. “L’idea? Dei frati. Lui ha rivoluzionato la musica”

Angelo Branduardi nell’anno del Giubileo torna a dar voce a San Francesco, musicando i suoi Fioretti. Tour al via da Brescia

Angelo Branduardi nell’anno del Giubileo torna a dar voce a San Francesco, musicando i suoi Fioretti. Tour al via da Brescia

Ottocento anni di età, ma ancora attualissimo. Il Cantico delle creature torna a parlare agli uomini e alle donne del 2025, grazie ad Angelo Branduardi, che, nell’anno del Giubileo, torna a dar voce a San Francesco, in particolare ai suoi Fioretti. Dopo il successo de “L’infinitamente piccolo“, album ormai cult nella carriera del cantautore, Branduardi torna così a immergersi nel mondo francescano con Il Cantico, che debutterà il 7 marzo al Teatro Clerici di Brescia.

Branduardi, perché Il Cantico?

“L’idea nasce dai francescani, che hanno ritenuto che fossi in grado di musicare filologicamente gli scritti di Francesco. I suoi Fioretti sono l’opera più poetica del cristianesimo, insieme al vangelo di Giovanni. Oggi più che mai il messaggio di Francesco è attualissimo: non è un caso se il Papa porta il suo nome. Quello che succede oggi lo vediamo sotto i nostri occhi. San Francesco, già nel suo tempo, sapeva incarnare con straordinaria modernità temi attualissimi: ecologia, amore per la vita e accoglienza”.

Con “L’infinitamente piccolo“ ha messo in musica la figura di San Francesco. Il cantico è un nuovo capitolo?

“Sarà completamente diverso, un concerto in acustico, con brani che non ho mai eseguito, pensato per sorprendere. Molti dimenticano che il Cantico di Frate Sole è stata la prima poesia della nascente letteratura italiana, un secolo prima di Dante Alighieri. Nello spettacolo emergerà anche il racconto di un Santo che ha usato l’arte per comunicare. San Francesco che scendeva in piazza con l’oboe di ebano e argento che gli aveva regalato il suo peggiore nemico, il Sultano di Babilonia, e con quello attirava le persone, suonava, cantava, parlava. Possiamo dire che abbia inventato la commedia musicale, forse persino il musical. Di sicuro, uno degli uomini più incredibili della storia del mondo. Nei suoi 50 anni di carriera, la musica che ha proposto è stata un po’ rivoluzionaria, per la melodia, i contenuti, anche la spiritualità. Il Cantico non fa eccezione”.

Ci vuole coraggio per proporre qualcosa di così diverso e dirompente rispetto ai canoni del mercato?

“Tutti mi dicono che sono un po’ un caso a parte, che faccio qualcosa che non fa nessuno. Questo è stato positivo, in un certo senso, chi corre da solo arriva sempre primo. Devo dire che, dopo 20 anni di rock and roll, ho svoltato totalmente e sono riuscito comunque a suonare e vendere dischi in mezzo mondo: non siamo in tanti, in Italia, a poterlo dire. Ho sempre fatto quello che volevo, senza nessun tipo di compromesso. Oggi, per citare Vittorio Gassamn, ho un grande futuro dietro le spalle. Di far dischi non ho più voglia, ma suonare sì, soprattutto in questa nuova formula”.

E la scena musicale attuale? Vede il coraggio di osare?

“Mi sembra raro. Si procede oggi per prototipi. Una volta c’erano i talent scout, ti allevavano, ti facevano crescere. Oggi gli artisti vengono scelti in base alle visualizzazioni che hanno online, hanno subito la possibilità di fare un disco, senza rischi, ma anche senza possibilità di affinare la propria arte, per cui abbiamo carriere molto brevi”.