Il genio newyorkese (di origini italiane) Bill Viola a Milano: la mostra a Palazzo Reale

Fino al 25 giugno le opere sui martiri disturbati da terra, aria, fuoco e acqua, realizzate dal padre-maestro indiscusso della videoarte contemporanea

Un immagine della mostra di Bill Viola

Un immagine della mostra di Bill Viola

Milano, 24 febbraio 2023 - Nell’imminenza della Settimana Santa, propizia al meditare sui confini vita-morte, si apre una mostra di martiri disturbati da elementi naturali, Terra, Aria, Fuoco, Acqua; sepolcri per risorti; altari come portali dei defunti da e verso il nostro mondo: "Bill Viola", a Palazzo Reale, da oggi al 25 giugno. Autore un newyorkese 72enne di origini italo-americane. Ci tiene che la pronuncia del suo cognome non sia anglicizzata. E a chiarire da dove provengano i Viola (si pensava da Pavia) interviene addirittura il sindaco Giuseppe Sala: "Il nonno paterno di questo grande artista è nato nella frazione di Due Cossani di Dumenza, piccolo Comune del nord della provincia di Varese, che ha dato i natali a Bernardino Luini, uno dei principali pittori del Rinascimento milanese".

Il videoasta o pittore elettronico Bill, genio riconosciuto e padre-maestro indiscusso della videoarte contemporanea, ispirato da antiche pale religiose, polittici, dipinti votivi, tanto che a Firenze già li hanno dedicato l’esposizione "Rinascimento Elettronico", trova dunque ora a Milano la consacrazione: "Un classico", lo incorona Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale. Sede opportuna per quindici capolavori, ringrazia in un video messaggio la signora Kira Perov, moglie di Viola (che ancor meno si muove in giro per il mondo), poichér la sede mai deve essere spazio neutro, ma parte fondante dell’esperienza estetica: "Queste magnifiche stanze ci permettono di elevare lo spirito e oltretutto conservano la memoria di incendi e bombardamenti qui avvenuti".

Stanze ora immerse nel buio totale. Ad accogliere visitatori attenti a non urtarsi e a non restare angosciati, semmai disposti a fermarsi a lungo, a raccogliersi in compassione ed empatia davanti ai neo-trittici e neo-predelle e neo-Pietà, a interrogarsi su corpi contorti da stress, sofferenza, agonia nello slow motion (tutto il contrario degli affrettati servizi televisivi sull’attuale guerra in Ucraina o terremoti in Siria).

 

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