
Claudio Abbado
Milano – Un’amicizia profonda fatta di musica e vacanze insieme, di letture condivise e discussioni infinite fra passato e presente, così si può definire il legame fra Claudio Abbado e Luigi Nono. A dieci anni dalla scomparsa del Direttore milanese e nel centenario della nascita del compositore veneziano il Teatro alla Scala per la Stagione sinfonica dedica un concerto straordinario ai due maestri.
Sul podio, domani sera, a dirigere "Como una ola de fuerza y luz" di Nono, il maestro Ingo Metzmacher, noto al pubblico scaligero per le direzioni di Die Soldaten di Zimmermann e Wozzeck di Berg oltre che per numerosi concerti. Metzmacher è costantemente impegnato nella musica, soprattutto del ventesimo e ventunesimo secolo: è direttore artistico dei KunstFestSpiele Herrenhausen Con lui Pierre-Laurent Aimard acclamato come un’autorità nella musica del nostro tempo, riconosciuto per aver gettato nuova luce sulla musica del passato; inoltre si esibirà il soprano spagnolo Serena Sáenz, direttore della regia del suono Paolo Zavagna.

Il brano di Nono è in programma insieme alla Sinfonia n. 4 di Šostakovič, (repliche mercoledì e giovedì che sarà anche in diretta su LaScalaTv) e il 13 febbraio al Teatro Valli di Reggio. "Il mio mito, sono stato scelto e assunto da lui, avevo 19 anni – Marcello Sirotti, violoncellista scaligero di lungo corso ora dedito alla divulgazione "Lohengrin – nel 1981, la prima opera scaligera in cui ho suonato era diretta da Abbado, mi ha insegnato a liberarmi degli orpelli, dei freni che avevo imparato in Accademia e ad essere libero per avere un suono più mio. La caratteristica di Claudio era concertare fino allo sfinimento, dettaglio, contro dettaglio, poi durante l’esecuzione rivelava nel gesto un’energia fuori del comune che ci contagiava; ero affascinato dal suo gesto. Da Abbado ho ricevuto tanto, non solo per la musica; indimenticabile la sua ironia sempre così acuta, la capacità di metterci sempre di buon umore, la sua immensa umanità".
Sirotti è consapevole che al grande direttore deve la genesi della sua carriera, la capacità di dialogare anche con altri che gli hanno succeduto sul podio: "Ricordo di essere andato da solo, in treno, al suo funerale a Santo Stefano a Bologna. Mi ero incamminato dalla stazione a piedi, attraversando i portici alla ricerca di silenzio; ho riconosciuto il luogo della celebrazione dalla folla chilometrica e commossa che lo circondava e mi sono fermato. Claudio Abbado è rimasto nel cuori di tutti noi, musicisti, ascoltatori, eravamo felici ogni volta tornava alla Scala, come quando si ritrova un vecchio amico". E Serena Nono conclude: "Fin da piccola ho trascorso molte vacanze insieme a lui e alla sua famiglia. Come mio padre era sensibile a ogni ingiustizia e attento, solidale con gli ultimi".