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'Ndrangheta, pm chiede 10 anni di carcere per l'ex assessore Zambetti

L'ex assessore regionale alla Casa è accusato di corruzione e voto di scambio alle elezioni regionali 2010. Il magistrato ha definito "molto grave" il patto tra Zambetti e la 'ndrangheta che, nella sua ricostruzione, avrebbe "falsato" il risultato delle elezioni regionali del 2010. Ha parlato di una "potente associazione armata"

Domenico Zambetti

Milano, 4 novembre 2015 -  Per l'ex assessore regionale Domenico Zambetti sono stati chiesti dieci anni di carcere. Zambetti, tra gli imputati al processo sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia, è accusato di corruzione e voto di scambio aggravato dalla finalità mafiosa alle elezioni regionali 2010. Nel suo incarico al Pirellone Zambetti aveva le deleghe alla Casa e venne arrestato il 10 ottobre 2012. Il magistrato ha pronunciato la richiesta in aula a Milano al termine di una requisitoria fiume durata cinque udienze. Ha definito "molto grave" il patto tra Zambetti e la 'ndrangheta, con i presunti affiliati Eugenio Costantino e Giuseppe D'Agostino che, nella sua ricostruzione, avrebbe "falsato" il risultato delle elezioni regionali del 2010. Secondo il pm il «patto» avrebbe contribuito attraverso un pacchetto di voti all'elezione di Zambetti alle Regionali del 2010, quando era candidato con il Pdl, ad aiutarlo sarebbe stata una "potente associazione armata". Altri cinque gli imputati, la procura ha chiesto pene che vanno dai 3 anni e mezzo ai 17 anni di carcere. In particolare, 6 anni di carcere per Ambrogio Crespi (fratello dell'ex sondaggista Luigi) 17 anni per il presunto boss, Eugenio Costantino, 3 anni e 6 mesi per l'ex sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste, 8 anni e una multa di 4mila euro per Ciro Simonte, presunto affiliato alla 'ndrangheta, e 6 anni e 6 mesi per il chirurgo Marco Scalambra.

Il pm ha evidenziato la «completa disponibilità dell'assessore ad accontentare le richieste di Costantino e D'Agostino» e la «compromissione» tra un «esponente di spicco della Regione Lombardia e gruppi politici mafiosi». Secondo il pm, inoltre, ci sarebbe stato un «grave tentativo di Costantino di alterare le elezioni Comunali a Milano e a Rho». Il pm ha chiesto le attenuanti generiche solo per due imputati: Ciro Simonte, che ha avuto un ruolo più marginale, e l'ex sindaco di Sedriano Alfredo Celeste, la cui condotta si sarebbe limitata a «promesse mai concretizzate». Sedriano fu il primo comune mai sciolto per mafia.

Per D'Amico, non sono invece "meritevoli delle generiche" Zambetti, Crespi e Scalambra, che "hanno tutti teso a difendersi arrampicandosi sugli specchi". "Costantino ha un lievissimo disturbo di personalita' - ha spiegato il pm - che non ha nessuna rilevanza e non ha affievolito la sua responsabilita' perche' ha sempre mostrato lucidita' e furbizia non comune nella realizzazione dei reati". Piu' in generale, il rappresentante della pubblica accusa ha parlato di "reati estremamente gravi" compiuti da "una potente associazione armata capeggiata da Sabatino Di Grillo (condannato in abbreviato a 10 anni e dieci mesi) che andava a fare estorsioni anche a Bergamo e a Brescia". Il processo, all'ottava sezione penale del Tribunale di Milano, è stato rinviato al prossimo 25 novembre, quando inizieranno gli interventi delle parti civili.