Paolo Galliani Questione
Cronaca

Zàini, tutte le sfumature del cioccolato (a casa tua)

di Paolo Galliani

Questione di accenti. Quello grave sulla "a" di Zàini. Quello acuto su quella delizia francese, precisamente di Bordeaux, che si chiama cannelé e che a Milano sono in pochi a proporre. E, a proposito di accento, c’è quello commerciale di un brand di cioccolato d’alta gamma che in viale Piave ha aperto da pochi mesi il suo nuovo locale (in aggiunta a quello di via De Cristoforis) e che, appena possibile (probabilmente da giugno) diventerà la risposa alla "clausura da Coronavirus" della centenaria azienda fondata dai nonni Olga e Luigi, oggi gestita dai nipoti Luigi e Antonella Zàini: un bel dehors aperto, perfetto per degustare un caffè con pralina e cannoncino al cioccolato, nel rispetto del distanziamento sociale che il Covid impone. Intanto, l’accento è posizionato dove è giusto che sia: in un servizio delivery diventato più che mai strategico, come conferma Andrea Lamperti, retail brand manager del gruppo. Peraltro affidato ai ragazzi che abitualmente lavorano al banco e si sono prestati a diventare "fattorini", perché in fondo è il loro modo di salvaguardare il posto di lavoro, in attesa della riapertura. Eleganti e con papillon, scorazzano in bici nella città a consegnare il meglio di chocolaterie e prodotti confezionati, prenotabili al telefono (02.694914210) o sulla pagina Instagram ZàiniMilano e via mail ordini@zainispa.it. E qui – come dire? – è difficile non citare icone della maison: i "cubotti" di cioccolato fondente, bianco o al latte e le "tavolette" da 100 grammi avvolte in carta pregiata. Ma a viaggiare è anche la pasticceria fresca, torte al cioccolato (anche mignon), mini-muffin, tartellette di frutta e cioccolato, cannoncini e gli imperdibili cannelés. Senza scordare il salato, proposto con un packaging accattivante negli appositi box, con torte a base di zucchine o carote e tramezzini. Novità delle ultime ore, il delivery (e il take away) del gelato. Giusto per evocare l’estate e accelerare l’addio a una primavera che passerà alla storia come il peggiore degli inverni.