ANDREA GIANNI
Cronaca

Yuri Urizio strangolato in strada alla Darsena: 14 anni all’assassino

Il legale della famiglia: “Assurdo non contestare i futili motivi”. No alla giustizia riparativa, l’imputato Bilel Cubaa in aula: “Chiedo scusa, fu un incidente”

Yuri Urizio

Yuri Urizio

Milano – Bilel Cubaa, prima che i giudici della Corte d’Assise di Milano si ritirassero in camera di consiglio, ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee in aula chiedendo “scusa alla famiglia e agli amici” del giovane, il 23enne Yuri Urizio, che il 13 settembre 2023 ha aggredito e ucciso nella zona della Darsena di Milano, cuore della movida.

Ha derubricato la morte come “un incidente” esprimendo “fiducia nella giustizia italiana”. I giudici lo hanno infine condannato a 14 anni di carcere per omicidio volontario, accogliendo in toto la richiesta del pm Luca Poniz, senza applicare aggravanti o attenuanti generiche. Una pena quantificata anche per effetto dello sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato. È stato stabilito inoltre un risarcimento di 200mila euro per la madre della vittima, Giovanna Nucera, parte civile. “Una sentenza vergognosa”, spiega la donna, presente in aula. “Tra pochi anni l’uomo che ha ucciso mio figlio potrà tornare in libertà – prosegue – mentre noi siamo condannati a soffrire per sempre”.

Urizio, originario di Como, si era trasferito a Milano dopo aver trovato lavoro in un bar. Quella notte stava rientrando a casa quando, attorno alle 3, ha incrociato il 29enne tunisino Bilel Cubaa, irregolare in Italia e assuntore abituale di alcol e stupefacenti, che lo ha aggredito “senza ragioni specifiche”. Dopo l’arresto aveva spiegato di essersi scagliato contro il giovane, che non conosceva, perché lo aveva visto “infastidire una donna solita chiedere l’elemosina in zona”. Circostanza che, però, non ha trovato riscontro, né nei filmati delle telecamere né nel racconto della stessa donna. Lo ha immobilizzato con il braccio “stretto a tenaglia intorno al collo” e lo ha lasciato senza ossigeno, come ha ricostruito il pm nella sua requisitoria. Una violenza durata per “sei interminabili minuti”, determinante nel provocare l’arresto cardiocircolatorio e infine la morte, dopo due giorni di agonia al Policlinico.

Un omicidio “pervicacemente voluto” e rimasto “senza spiegazioni” secondo il pm Poniz, che si è opposto anche alla richiesta di accedere alla giustizia riparativa presentata dall’imputato e sempre respinta dalla madre di Urizio. “Lo riteniamo prematuro – ha argomentato il pm – e solo quando la sentenza sarà definitiva sarà possibile che le parti di questa terribile vicenda possano eventualmente avvicinarsi, riconoscendo che la pena non è una vendetta”. Pena che il pm ha quantificato in 14 anni, senza contestare alcuna aggravante. L’avvocato Fabio Gualdi, legale della madre di Urizio, unica parte civile (il padre è morto anni fa), ha puntato il dito in particolare sul mancato riconoscimento dell’aggravante dei motivi abietti e futili: “L’assenza di un movente non è già di per sé un motivo futile?”. Ha parlato di un “omicidio barbaro”, commesso da un uomo che “ha anche tradito la fiducia dello Stato italiano”.

L’avvocato Marco Ciocchetta, difensore di Bilel Cubaa (l’uomo è stato ritenuto sano di mente e capace di intendere e di volere dai periti nominati dalla Corte d’Assise), ha chiesto invece di riqualificare il reato nel meno grave omicidio preterintenzionale, frutto di un’azione “di carattere occasionale e impulsiva”. I giudici, però, hanno stabilito che quello fu omicidio volontario, pur senza riconoscere aggravanti. “Anche se dovessi stare in carcere per tutta la vita non cambierebbe niente per la vittima – ha detto il tunisino in aula – solo la verità cambierebbe qualcosa. Chiedo scusa alla famiglia e agli amici, sapendo che le scuse non valgono niente”.