LUCA TAVECCHIO
Cronaca

Voto in Russia, le due anime in coda. “Il cambiamento arriverà, non ci arrendiamo”, “Putin è l’unico che può guidarci”

Milano, le voci delle migliaia di cittadini russi in attesa di votare al quartiere San Siro: tra paura e provocazioni

Lunga coda al consolato Russo di Milano per il voto (Foto Andrea Fasani)

Lunga coda al consolato Russo di Milano per il voto (Foto Andrea Fasani)

Milano – “Ma ci sono così tanti russi in Italia?”. Se lo chiede un signore a passeggio col cane per le tranquille vie del quartiere San Siro invase da migliaia di cittadini russi arrivati da tutto il nord Italia, pazientemente in fila per ore, decisi a esprimere il proprio voto nel seggio allestito nel Consolato milanese. Una coda di oltre mezzo chilometro tutto intorno all’isolato tra via Sant’Aquilino, via degli Ottoboni e via degli Odescalchi. Continuamente alimentata dalle 11 della mattina fino a oltre le 17.

Ma chi è che si è messo in coda quattro-cinque ore per dare il proprio contributo a un’elezione il cui esito è quanto mai scontato? Il senso del sacrificio non è tanto nei numeri che i candidati raccoglieranno, quanto nel numero di quanti hanno scelto di trascorrere in coda la propria domenica pomeriggio.

Cittadine russe contro Putin e la guerra in Ucraina al consolato russo di Milano per il voto (Foto Andrea Fasani)
Cittadine russe contro Putin e la guerra in Ucraina al consolato russo di Milano per il voto (Foto Andrea Fasani)

Quello che conta è essere qui. Essere in tanti. Per lanciare un messaggio. Di appartenenza e "sostegno alla patria”, come dice Kristina, 60 anni, originaria di San Pietroburgo, convinta sostenitrice di Putin; “di protesta, ma anche di speranza”, come invece dichiara Irina, 43 anni, arrivata a Milano da Asti, “per spingere il cambiamento che arriverà, non certo oggi, ma domani sì”.

Cittadine russe anti Putin in coda al Consolato russo di Milano (Foto Andrea Fasani)
Cittadine russe anti Putin in coda al Consolato russo di Milano (Foto Andrea Fasani)

Nel lungo serpentone le due anime della Russia sono una accanto all’altra, si sfiorano, si toccano. Ci sono quelli che hanno partecipato al “Mezzogiorno contro Putin“, l’iniziativa lanciata dai sostenitori di Navalny per ingolfare i seggi, ma anche i fedelissimi del presidente decisi a non farsi oscurare. Qualche momento di tensione in mattinata, quando i sostenitori di Putin hanno esposto i loro cartelli col tricolore bianco, blu e rosso in faccia ai giovani con le foto di Navalny. Per il resto, alcune fiammate dialettiche improvvise, ma niente di violento.

Sostenitori di Putin al consolato russo per il voto
Sostenitori di Putin al consolato russo per il voto

Anche perché, mentre i putiniani non esitano ad alzare la voce, i “contestatori“ preferiscono il silenzio. "Sono venuti a provocarci con i loro insulti – dice Ekaterina – Non hanno altri argomenti. Sanno solo accusare quelli come noi di essere contro la Russia. C’era addirittura una signora che passava con il telefonino, ci riprendeva e ridendo ci diceva ‘mando questi video alla polizia’”. 

Sostenitrici di Putin al consolato russo per il voto
Sostenitrici di Putin al consolato russo per il voto

Ci sono i filogovernativi più battaglieri che non rinunciano alla polemica e soprattutto non accettano insinuazioni sulla dittatura: “Ma voi in Italia – dice una signora in coda alla fila – pensate di essere meglio? Con un politico che prende il 25% dei voti e con gli inciuci va al governo?”. E ci sono anche quelli che hanno un trasporto quasi religioso verso il leader: Aleksandra, 60 anni, ha impegnato la mattinata libera dal suo lavoro di badante per “lui”: “È l’unico che può guidare il nostro Paese. Non c’è nessun altro”.

Sul fronte opposto invece c’è più discrezione. C’è la convinzione di essere in qualche modo un’avanguardia, senza però nessuno a coprire le spalle. “Noi siamo qui e possiamo dire quello che vogliamo - dice Veronika, 52 anni - ma i nostri familiari sono in Russia. Non sappiamo cosa può succedergli. Sono sicura che le autorità russe in qualche modo ci controllano anche qui”. 

E che il dissenso, soprattutto sulla guerra in Ucraina, sia tollerato all’esterno ma molto meno all’interno lo conferma Katerina, 44 anni, in Italia dal 2006, arrivata al seggio con una felpa giallo azzurra e la scritta ‘Stop Putin Stop War’: "Quando sono entrata mi hanno detto che non si poteva fare propaganda politica e che se non coprivo la felpa mi avrebbero portata dal capo della sicurezza. Allora mi sono chiusa la giacca e ho nascosto la felpa. Così ho votato”.

C’è anche modo di farsi un’idea “ufficiosa“ dell’orientamento dei russi in Italia. All’uscita dall’ambasciata i ragazzi di Free Vote Russia raccolgono gli exit poll: Putin vince, ma non stravince. Dietro di lui, staccato ma non stracciato, Vladislav Davankov, il candidato 40enne considerato il più critico - o meglio, il meno entusiasta - nei confronti della guerra in Ucraina. “Quello che conta - dice ancora Irina - Non è quanti voti prende. Conta far vedere che ci siamo, che non ci arrendiamo. Già essere così tanti, a testa alta, è una vittoria”.