
di Stefania Totaro
Resta senza responsabili la morte del quindicenne cusanese Andrea Barone, precipitato per 40 metri dal tetto del centro commerciale Sarca di Sesto, dove era salito di sera con alcuni amici il 15 settembre di due anni fa. La gip del Tribunale di Monza Emanuela Corbetta ha archiviato l’inchiesta a carico di tre persone, indagate dalla Procura per omicidio colposo. La giudice ha accolto la richiesta di archiviazione del pm Carlo Cinque, secondo cui il gesto del ragazzo sarebbe stato talmente "imprevedibile" che non vi sarebbe un nesso causale tra il motivo per cui il quindicenne è salito sul tetto, peraltro al buio e il volo mortale attraverso un condotto privo di grata di protezione.
Anzi, il comportamento del minorenne avrebbe addirittura potuto configurare una violazione di domicilio in quanto il gruppetto di amici non aveva il permesso di raggiungere la sommità del centro commerciale. "Faremo di tutto perché questa indagine venga riaperta, è inaccettabile, ci riserviamo di procedere con ulteriori azioni future", commenta invece l’avvocato Claudio Domenico Fagone del foro di Catania, che rappresenta la famiglia di Andrea Barone.
"Il pm ha sostenuto che la condotta del ragazzo sia stata imprevedibile e abnorme, un rischio consapevole - prosegue il legale - Noi abbiamo fatto opposizione alla richiesta di archiviazione, ma il gip ha accolto la tesi degli inquirenti. Non sono stati minimamente valutati tutti gli elementi contenuti nel nostro atto di opposizione, ovvero le macroscopiche responsabilità di numerosi soggetti in materia di sicurezza e prevenzione. Inoltre è stata valutata in maniera non corretta la condotta del ragazzo, che non ha avuto i caratteri di straordinarietà e gravità che secondo il gip avrebbero interrotto il nesso causale".
Secondo l’avvocato dei familiari del minore, infatti, "era una prassi per molti giovani quella di salire agevolmente sul tetto del centro commerciale, perché mancano totalmente le segnaletiche di divieto e a impedire l’ascesa al tetto c’è a barriera un solo cancellino alto un metro, dal quale non è possibile immaginare alcun rischio".I ragazzi, conclude l’avvocato Fagone, "si sentivano sicuri lassù e questa abitudine di andare sul tetto era ben nota agli addetti alla vigilanza e alla gestione del centro commerciale".
Il pm Carlo Cinque aveva puntato il faro sul condotto dell’aerazione dove il quidicenne è precipitato facendo un volo mortale di 40 metri. Un buco che probabilmente avrebbe dovuto essere chiuso con una grata o un altro sistema.
Ma, secondo gli inquirenti, per raggiungere il punto più alto del centro commerciale di via Milanese, Andrea avrebbe scavalcato alcune recinzioni e segnali di divieto, dopo essere salito usando le rampe esterne delle scale
anti-incendio. Poi il passo falso dentro il condotto dell’aerazione, che lo ha fatto precipitare fino al secondo piano interrato dell’edificio.
A nulla è servita la corsa all’ospedale Niguarda.
Il quindicenne era un grande appassionato di calcio ed era il capitano della squadra di Cusano Milanino. Secondo i suoi familiari, quel sabato della tragedia era salito con gli amici in cima al Sarca per ascoltare un concerto del vicino Carroponte. Come facevano indisturbati molti ragazzi la sera.
Nessun selfie e nessuna voglia di trasgredire, per i familiari, perchè Andrea era un ragazzo con la testa a posto.