Ricatti sessuali, Simone vittima di sextortion a 16 anni: “Mesi da incubo. Non cercate l’amore online”

Il racconto del giovane milanese: “Durante il lockdown passavo le giornate davanti al pc e sul telefonino. L’ho notato, mi è piaciuto, abbiamo cominciato a chattare. Poi è cominciata l’estorsione”

Nel 2023, a Milano, la polizia postale ha raccolto 118 denunce complessivamente, di adulti e minori. Significa una ogni tre giorni

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“Io provo ancora vergogna. Sono riuscito a denunciare chi mi ha ricattato e ora la questione sta seguendo un iter legale. Però non ho ancora riacquistato serenità". A raccontare la sua storia è Simone, nome di fantasia, ventenne milanese che è stato vittima di sextortion da parte di un uomo nel 2020, "quando avevo 16 anni. In piena pandemia".

Com’è cominciata la storia?

"Era la primavera del 2020, c’era il lockdown e non si poteva uscire di casa. Vivevo incollato a pc e smartphone, che usavo sia per la Dad - anche se non amavo per niente seguire le lezioni a distanza - e sia per lo svago. Ricordo che le ore non passavano mai. Un giorno ho iniziato a chattare con un uomo che avevo visto on line in un sito di incontri per omosessuali, perché mi ero sentito fin da subito molto attratto. Dopo pochissimo tempo ci siamo scambiati i numeri e siamo passati a chattare su WhatsApp. Mi intrigava molto, mi sembrava l’uomo perfetto per me".

Quando è scattato il campanello d’allarme?

"Intanto quando ho scoperto che aveva mentito sulla sua posizione, nella geolocalizzazione del sito d’incontri: aveva indicato di essere residente nell’area milanese e invece si trovava nel Sud Italia, come mi ha confessato in un secondo momento. Ma mi aveva giurato di volersi trasferire al Nord, dopo la pandemia".

E lei gli ha mandato sue foto o video intimi?

"Purtroppo sì. Mi aveva chiesto lui di inviarglieli, e la cosa era reciproca. Solo che poi, anche grazie a un amico, ho scoperto che il materiale che mi inviava lui era completamente “fake“, dato che quelle foto e quei video circolavano già on line: in sostanza aveva fatto un collage, costruendo per me una persona che non esisteva. Invece i miei, purtroppo, erano autentici. All’improvviso è sparito, gettandomi nello sconforto. Io l’ho cercato con insistenza, avevo 16 anni ed ero arrabbiato per essere stato ingannato a quel modo. Mi sentivo sempre peggio, anche perché vedevo che visualizzava i miei messaggi ma non rispondeva mai".

E poi l’ha ricattata?

"Sì. Mi ha mostrato di aver inserito un mio video intimo nella “preview“ di un sito pornografico, dicendomi che avrebbe potuto renderlo pubblico in qualsiasi momento se io non gli avessi mandato dei soldi. Io ho alzato la cresta, rifiutandomi. Ma avevo anche molta paura. E poi ancora mi sentivo, in un certo senso, “sotto il suo potere“. Ha giocato un’altra carta, dicendomi che i soldi gli servivano per trasferirsi al Nord. Così ho ceduto...".

Quanto denaro gli ha inviato? E come se l’è procurato?

"Tramite PayPal, che utilizzavamo per la spesa in famiglia, gli ho inviato una prima volta 100 euro e una seconda 120. Ho fatto in modo che i miei genitori non se ne accorgessero".

A chi e quando ha chiesto aiuto?

"La svolta è stata un incontro, fatto a distanza, a scuola, con la Fondazione Carolina (voluta da Paolo Picchio, il papà della quattordicenne che si tolse la vita a gennaio del 2013 perché vittima di messaggi d’odio suo social, ndr ). Mi sono rivolto agli educatori dell’associazione, che mi hanno accompagnato a sporgere denuncia e aiutato anche a confidarmi con i miei genitori. Non è stato semplice. Nello stesso tempo ho anche preso un cane, perché avevo paura a uscire da solo: nella mia testa mi sentivo sempre in pericolo e osservato".

Un consiglio da dare ai ragazzi?

"L’amore, cercatelo dal vivo".

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