ANNA GIORGI
Cronaca

Ragazza violentata al “Q Club” di Milano, le telecamere rotte salvano lo stupratore: niente processo

Sarà probabilmente archiviato anche un altro presunto stupro: quello della giovane statunitense avvenuto in una discoteca in corso Como

Una manifestazione contro le violenze sessuali a Milano
Una manifestazione contro le violenze sessuali a Milano

Due casi di presunta violenza sessuale finiscono con una richiesta di archiviazione. Il primo caso aveva fatto piuttosto clamore, era quello di una 19enne americana che uscì da un locale della movida con le gambe insanguinate dicendo di essere stata "violentata nei bagni della discoteca".

La giovane americana, in stato di semi-inconscienza per eccesso di alcol e con un lungo rivolo di sangue che le scendeva dalle parti intime, era stata soccorsa da un buttafuori. La 19enne era stata portata al Fatebenefratelli, l’ospedale più vicino, e poi alla clinica Mangiagalli per un esame più approfondito. In ospedale la giovane dirà poi che non ricordava nulla dell’eventuale aggressione, nulla che le potesse avere provocato il taglio alle parti intime da cui usciva il sangue.

Troppi “non ricordo“, troppi buchi nella ricostruzione di quanto le era accaduto all’esterno di una discoteca di corso Como. La giovane non è mai riuscita a fare chiarezza su quella notte. Dubbi, ma anche tante incongruenze nei racconti di una violenza che poi ha, di fatto, ritrattato. Sentita nell’ambito dell’indagine coordinata dal pm Elisa Calanducci e dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, la 19enne, con molti "non ricordo", non ha quindi saputo fornire alcun elemento utile. Gli inquirenti e gli investigatori hanno atteso anche gli esiti degli esami a cui la giovane era stata sottoposta durante il suo ricovero all’Svs, il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica, della clinica Mangiagalli per capire se potessero comunque procedere d’ufficio.

Ma nulla a supporto della tesi di una violenza sessuale che la giovane non ha poi potuto confermare. Le amiche che erano arrivate con lei a Milano per trascorrere la serata nel locale erano state convocate come testimoni. Una di loro aveva raccontato che l’amica, prima di cadere a terra, priva di sensi le aveva detto: "Sono stata violentata". Di fronte però all’inesistenza di prove, l’indagine si avvia all’archiviazione, come quella della ragazza che denunciò lo stupro avvenuto nei bagni di una discoteca di via Padova.

Una 31enne aggredita al "Q Club" nella notte del 7 maggio era stata immobilizzata e violentata nel bagno del locale, dove era andata con alcuni amici per trascorrere la serata. La giovane era riuscita a ricostruire davanti ai carabinieri tutto quello che aveva subito nei lunghi minuti in cui si era allontanata dagli altri: intorno alle 3 di notte si era allontanata dagli ami ci per andare alla toilette. Lì era stata raggiunta da uno sconosciuto che probabilmente la teneva d’occhio da quando era arrivata nel locale da ballo e poi l’aveva costretta a subire una violenza sessuale. In quel caso, le telecamere del locale non erano state d’aiuto perché la discoteca non era provvista del sistema di videosorveglianza.

Erano stati gli amici a dare l’allarme vedendola tornare indietro molto turbata e dopo aver ascoltato il suo racconto. In quel caso la giovane era stata sottoposta ad una visita in ospedale presso il servizio Svs della Mangiagalli ed il quadro era risultato compatibile con lo stupro.

Purtroppo però, non è mai stato trovato nemmeno il minimo indizio utile a incastrare il responsabile. Anche in quest’ultimo caso, si va inevitabilmente verso l’archiviazione in attesa di un colpo di fortuna che consenta di identificare il colpevole che ha abusato della giovane “salvato“ dalle telecamere rotte.

– Mail: anna.giorgi@ilgiorno.net

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