Violenza sessuale Cornaredo, il racconto della donna: "L'ho implorato di fermarsi"

Ventottenne violentata all’alba del 7 gennaio, il verbale choc ai carabinieri. Il Citroen Nemo ripreso dalle telecamere

Milano - "Questa mattina, come sempre, sono partita da casa con la mia bicicletta: mi accorgevo che una macchina dietro di me, sebbene io fossi sulla destra, non mi sorpassava, mi rendevo solo conto che c’era una macchina perché vedevo le luci e mi chiedevo come mai andasse così piano". 

Inizia così la ricostruzione a verbale di Sara (nome di fantasia), la ventottenne violentata all’alba del 7 gennaio scorso a due passi dal supermercato di Cornaredo in cui lavora: "Una volta giunta sulla strada statale, la macchina mi superava: notavo anche che questa macchina andava talmente piano che a un certo punto una macchina che arrivava dietro di lei la superava". Sono gli attimi immediatamente precedenti all’aggressione: le immagini delle telecamere certificheranno il pedinamento ravvicinato. Al volante del Citroen Nemo, secondo le indagini dei carabinieri della stazione di Cornaredo coordinati dal pm Francesca Gentilini, c’era il trentacinquenne ecuadoregno Jixon Octavio B.S., incensurato, che il 4 febbraio è stato arrestato e portato a San Vittore, come disposto dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Sara Cipolla.

"A un certo punto – prosegue il racconto – ricevevo un pugno sul lato destro della testa: in quel momento, sempre schiacciata dalla sua mano per terra, visto che io continuavo a urlare, l’uomo mi metteva una mano sulla bocca nel tentativo di farmi smettere. In quel momento, io sono sicura di avergli morso le dita, tanto che lui ha tolto la mano dalla mia bocca". Secondi interminabili, l’uomo palpeggia Sara nelle parti intime, ma lei oppone una strenua resistenza: "Dopo pochi istanti, sempre mentre io cercavo di fare forza e girarmi, tentando anche di tirarmi su i pantaloni, gli dicevo: “Per favore fermarti”". L’aggressore molla la presa, si rialza e sparisce.

Chi è? Sara non l’ha visto bene in faccia, ma qualche particolare lo ricorda: "Credo avesse un colore olivastro e segni lasciati dall’acne sulle guance, credo non avesse né barba né baffi e che avesse gli occhi scuri". E poi c’è quella parola, Callate , che in spagnolo vuol dire "Stai zitta", a tradire un’origine iberica o sudamericana. Gli occhi elettronici installati lungo il tragitto fanno il resto: i filmati rimandano un modello preciso di veicolo commerciale e una targa che porta proprio all’ecuadoregno. Due giorni dopo, alle 4.30 del 9, il comandante della stazione di Cornaredo nota quel furgoncino nell’area di un distributore di benzina sulla statale 11: dentro c’è proprio B.S., ubriaco e mezzo addormentato.

Quando vede i militari, accende il Nemo (che guida senza aver mai conseguito la patente) e prova ad allontanarsi, ma viene bloccato a poche decine di metri da casa, a Rho: con sé ha ancora la felpa bianca che indossava 24 ore prima. C’è pure altro a incastrarlo: il volto butterato, la ferita al dito medio della mano destra morsa da Sara, le celle telefoniche. Per il giudice deve stare in cella, perché incapace "di avere una qualsivoglia forma di controllo dei propri impulsi".

 

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