Milano, lei in sedia a rotelle per le botte: per lui 10 mesi di carcere

Con la sospensione della pena l’uomo, ex guardia giurata, è libero. L’ex moglie dichiarata invalida al 100%

 Francesca Amelia Cucuzza

 Francesca Amelia Cucuzza

Milano, 15 giugno 2018 - Francesca Amelia Cucuzza è un bella ragazza che oggi ha 36 anni. Faceva la maestra d’asilo, aveva una vita felice e piena. Aveva. Da cinque anni è condannata a vivere su una sedia a rotelle, non cammina più, sta in piedi a malapena mezz’ora, poi i dolori sono troppo forti e la rimettono seduta. A ridurla così è stato il marito, da cui si è separata faticosamente. E contro cui, altrettanto faticosamente, ha intrapreso una battaglia legale perché venisse condannato. In anni di botte e violenze «lui» le ha quasi spezzato la schiena, le ha rotto lo sterno, le ha rotto tutte le costole, bucato un polmone, provocato una emorragia, un dolorosissimo abbassamento renale e ha perso l’uso di una gamba. E questa è stata «solo» la violenza fisica, poi c’è stata quella sessuale e quella psicologica. «Ti ammazzo t...,dove credi di andare senza di me, io prima o poi ti ammazzo». E ora Francesca è terrorizzata che «il prima o poi» possa essere oggi, o domani, e che la denuncia non basti più.

La loro storia comincia circa dieci anni fa. «Era carino, premuroso, avevamo entrambi la passione per gli animali», racconta Francesca sforzandosi di pronunciare parole gentili che oggi le sono particolarmente difficili. «Io ero in crisi con il mio fidanzato di allora, lui è stato abilissimo a corteggiarmi, avevamo entrambi il cane e abbiamo cominciato a vederci così, come fanno tutti i ragazzi. L’aperitivo e la cena, i cd di musica a ogni appuntamento, alla fine ci siamo messi insieme, poi sposati quasi subito». E qui comincia l’incubo, ma mai Francesca avrebbe immaginato che fosse solo l’inizio di una spirale verso l’inferno. «Appena sposati inizia la sua ossessione per il controllo – ricorda –: “Se esci di casa mi devi mandare un sms, quando entri a scuola mi devi mandare un altro sms” diceva. E se non lo facevo abbastanza la sera, al ritorno a casa, erano liti e botte». Francesca e Riccardo erano sposati da pochi mesi, lei non ha il coraggio di raccontare a nessuno l’abisso in cui sta sprofondando. La prima denuncia formale parte dalla Mangiagalli la sera in cui Francesca arriva in condizioni pietose per via della botte e delle ripetute violenze sessuali.

Sarà solo l’inizio di un copione che si assomiglia e si ripete in tutti i casi di maltrattamenti e lesioni gravissime. Francesca racconta di botte, insulti, cinghiate e agguati sotto casa. «Dopo la denuncia – dice – a lui, che faceva la guardia giurata, tolgono la pistola, quella con cui mi aveva obbligata a fare qualunque cosa. Me la puntava alle tempie o me la metteva in bocca, poi mi legava», fa mettere agli atti Francesca. «Più io chiedevo aiuto, più la sua rabbia montava perché mi diceva che gli avevo fatto perdere il lavoro. Ti ammazzo, mi ripeteva».

«Non mi ha ancora ammazzata, ma mi ha ridotta in sedia a rotelle. Mi ha condannata a non vivere più, mi ha tolto la luce e la gioia». E i medici hanno confermato, in udienza, che il quadro clinico di Francesca è compatibile con le botte subite. Dopo una archiviazione, nell’ultimo processo, l’ex marito di Francesca (ora la donna è difesa dall’avvocato Francesco Pesce) è stato condannato a dieci mesi di reclusione, con sospensione della pena, ed è stato condannato a una provvisionale di 10mila euro. Tradotto in pratica, significa che lui è libero. Libero di girare, di divertirsi e anche potenzialmente di ammazzare ancora di botte Francesca. La procura generale ha fatto appello contro la concessione delle attenuanti, chiede una pena più severa per l’ex marito. E anche l’ex marito ha fatto appello, chiede l’assoluzione. 

 

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