Donna violentata in ascensore a Segrate: "Stupro brutale, nessuna attenuante"

Le motivazioni della condanna dell’uomo che il 21 dicembre aggredì in ascensore una donna di 44 anni

Decisivi per inchiodare il responsabile i rilievi della scientifica

Decisivi per inchiodare il responsabile i rilievi della scientifica

Segrate (Milano), 30 settembre 2022 - "Uno stupro brutale, non merita le attenuanti". Niente sconti per Hamza Sara, il violentatore dell’ascensore che a dicembre dell’anno scorso aggredì Chiara (nome di fantasia) in un condominio di Segrate, dopo che la 44enne aveva lasciato la macchina nel parcheggio. Ieri sono state depositate le motivazioni della condanna a 7 anni e 8 mesi inflitta al 31enne libico con rito abbreviato, a luglio.

La giudice di Milano Tiziana Gueli scrive: "La vittima era ridotta a un automa, incapace anche solo di gridare, totalmente attanagliata dalla paura. Non contano le generiche dichiarazioni di scuse e di risarcimento avanzate dall’imputato in una lettera". L’indagine, condotta dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro, ha stabilito che l’immigrato irregolare con molti "alias", finte identità, sorprese la donna al secondo piano seminterrato del garage, dove la vittima aveva appena salutato l’amica con cui era uscita quella sera.

La sagoma nera era sbucata dal nulla, l’aveva spinta in ascensore, e colpendola alla tempia le aveva intimato: "Dammi i soldi o ti ammazzo". Poi, ha abusato di lei più volte: 13 interminabili minuti, dalle 23.57 a mezzanotte e 10, che hanno lasciato una traccia indelebile. "È emerso chiaramente – spiega la magistrata – lo stato di totale paralisi della donna, in balia del suo assalitore per lungo tempo a causa delle continue minacce di morte e della paura di essere uccisa". Chiara non aveva "speranza di fuga" e ancora oggi, sottolinea la giudice, "ha difficoltà a compiere gesti ordinari della vita quotidiana".

Decisive per la cattura del responsabile erano state le telecamere di sorveglianza dello stabile che hanno certificato la presenza dell’uomo all’ora e nel momento della violenza. Fondamentale anche il ‘match’ del Dna. Un’impronta di Sara era stata trovata sullo stipite dell’ascensore e materiale biologico era invece sui vestiti della 44enne. La gup ha anche disposto che il 31enne, "altamente pericoloso", dovrà essere espulso dall’Italia a pena scontata. Alla donna, rappresentata come parte civile dal legale Andrea Prudenzano, è stata riconosciuta una provvisionale di risarcimento di 20mila euro. Per arrivare al libico i carabinieri avevano impiegato meno di un mese.

 

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